sabato 18 marzo 2017

Memorie perseguitate

Un piccolo capolavoro. Anche grafico, con numerosissime nitide foto d’epoca e miniillustrazioni. Giusti ritorna sugli incontri di una vita, nella casa estiva al Forte dei Marmi – già teatro nel 2002  di un’altra serie di figurazioni, “La casa del Forte deiMarmi” – e altrove, a Firenze, Milano, in giro per il mondo: Germana Marucelli, l’inventrice degli hot pants, Carla Fracci che mangia di gusto, Roberto Lerici, Carmelo Bene e Lydia Mancinelli, Luise Nevelson, Henry Moore, Nino Tirinnanzi, “uno dei più noti omosessuali della Toscana”, Paolo Scheggi, Don Gnocchi, che lo confessava, Mario Leoni, il prototipo del vecchio politico, tutto partito, Maria Luisa Spaziani, “una ragazza molto alta”, l’innominabile “Cigno nero”, che Giusti conobbe ragazzo e frequentò – a distanza. Con capacità affabulatoria. Con medaglioni gustosi. Di Montale al seggio elettorale. Di papa Woytiła in visita alla Solvay a Scarlino. Di persone e personaggi che furono importanti per il verso sbagliato, visti nella loro, seppure eccentrica, semplicità: Sogno e Attilio Monti.
La casa del Forte dei Marmi, che ospitava Montale nei tre mesi estivi, è della moglie di Giusti, Susi Peterich, che l’aveva ereditata da nonni. Casa Fasola, una delle dimore “quasi storiche” del Forte, accanto all’albergo Ritz. Susi Peterich, che ha incontrato il marito, industriale calzaturiero, in qualità di poliglotta traduttrice, è la figlia di Eckart Peterich, il giornalista tedesco, autore di guide dell’Italia e della Grecia, nel dopoguerra programmatore delle attività del Goethe Institut, da ultimo direttore delle biblioteche germaniche di Milano e di Roma, che era cresciuto fino ai 14 anni al Forte dei Marmi. Dove il suo babbo scutore si era stabilito.
Giusti, cessata l’attività industriale, si è concentrato sulla passione di una vita, la scrittura. Consigliato da Mario Tobino (che in questa raccolta non c’è – “con Montale, per usare un eufemismo, non era in sintonia”, confida altrove Giusti). In quattro anni, tra il 1998 e il 2002, ha anticipato il memoir con “La fabbrica dei soldi”, “I milanesi mancati” e “La casa del Forte dei Marmi”. A cui ha fatto seguire dieci anni fa i racconti di “La politica del coniglio”. Senza successo. Editoriale, non di lettori, che evidentemente ha - queste Memorie sono un piccolo best-seller. E non si capisce perché.
Questo ennesimo memoir Giusti pubblica ancora in proprio, benché ora rientri nel genere editoriale più in voga. E si presenti scandito in modo da ingolosire a naso qualsiasi redattore o consulente. Oppure si capisce,  se sono Sogno e Monti a fargli ostacolo. Persone che ci sono state imposte come golpiste e terroriste dalla sventurata storia complottistica. Che ancora dunque ci perseguita? Non solo in questo caso.

Antonio Giusti, Memorie scompagnate, Apice, pp. 145, ill. € 10

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