È
come se la Bce volesse far fallire le banche venete inguaiate e il Monte dei
Paschi, posponendone la ricapitalizzazione ora per uno ora per un altro motivo,
ora senza motivo. Naturalmente non è così – ci sarà pure chi vuole il
fallimento delle banche italiane ma non si espone. Sarà solo inefficienza o
stupidità, ma è come se.
Insipienza non è, inimmaginabile - non riscontrabile peraltro in casi di default bancario in altri paese: la Bce discrimina molto.
Insipienza non è, inimmaginabile - non riscontrabile peraltro in casi di default bancario in altri paese: la Bce discrimina molto.
È
senza precedenti questo traccheggiare interminabile. Non c’è nella prassi delle
bache centrali, non c’è neppure nella non virtuosa storia dell’euro e della
Bce.
Passi
per Mps, che si è già mangiate due ricapitalizzazioni, da 5 miliardi nel 2014,
da tre nel 2015, e ora ha bisogno di un’altra, ancora più sostanziosa delle due
precedenti, nove miliardi. Ma le banche venete, con duecentomila veri soci,
piccoli azionisti?
Le banche naturalmente non falliranno. Ma la crisi continua ha due effetti
molto penalizzanti – non voluti? Uno è sui risparmiatori e gli stessi
correntisti – nonché sui dipendenti, i numeri non sono da poco. L’altro, più
beffardo, è sul debito pubblico, sul quale la crisi perpetuata delle banche si
riverbera, sul suo costo.
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