Nella lunga
presidenza Obama la Cia e l’Fbi hanno svolto attività investigativa senza
limiti e senza precedenti. A danno di tutti, da Angela Merkel in giù, e compreso
il governo alleatissimo di Londra. Senza mai prevenire un attentato. Ma non c’è
nessun commento che leghi questo spionaggio forsennato a una direttiva politica
– o a un lassismo, che è la stesa cosa. No, è la tecnologia. Lo spionaggio lo
muove la tecnologia.
Le prime
dodici pagine del giornale oggi sono di scandali. Tutti di sinistra.
Dice bene
l’economista Perotti su “Repubblica”: per ridurre i costi dl Parlamento
basterebbe una delibera degli uffici di presidenza. Che riduca “indennità
scandalosamente alte”. Perotti non dice però che queste indennità – rimborsi
spese senza giustificativi – furono
decise dal presidente della Camera Violante, presidenti del consiglio Prodi e
D’Alema.
Denis
Verdini e Renzi padre, stessa lotta, senza paura. Stessa loggia? Ma questa
giustizia è una guerra di obbedienze?
Nel
“tutto Trump” da abominare Bernard Henri-Lévy mette sul “Corriere della sera”
anche l’antisemitismo in America. Sul gobbo di un presidente così spiccatamente
filoisraeliano? Forse è la voglia di visibilità di Henri-Lévy, quello del caos
in Libia e in Siria, buona evidentemente per i lettori del giornale, che ancora
lo premia. Ma l’antisemitismo, a chi dobbiamo credere?
Dunque,
una ex sindacalista guadagna più di un ex banchiere, se Fedeli batte Padoan
3-1, anzi no, 4-1. Forse per questo che il mestiere di sindacalista sta
scomparendo, mentre i banchieri si moltiplicano. Il segeryto è non pagare le
tasse.
Dunque, i
veri socialisti, quelli del partito Socialista, restano col Pd. I neo socialisti, quelli del partito Comunista
che hanno combattuto i Socialisti fino alla dissoluzione, sono fuori, lamentandosi
jugulati dal giovanottone Renzi. A chi credere, se i persecutori ora si dicono
perseguitati?
Nel suo
Libro Bianco sull’Unione Europea” per i sessant’anni dei trattati il presidente
della Commissione Juncker non trova spazio per l’occupazione: “Proponiamo di
ridurla, ma questo è fuori dalle possibilità Ue”. Di che altro si occupa la
Commissione?
“A Di
Pietro non resta che il ricordo di Mani Pulite: è tipico dei reduci mondarsi
dei propri peccati”, chiude così il ritratto dell’ex giudice su “Sette” (“Di
Pietro, professione reduce) Aldo Grasso. Voleva dire: il grato ricordo di Mani
Pulite, non molto condiviso (il più grande flop di Sky è la serie “Mani Pulite”).
Manca al
ritratto di Grasso un altro elemento essenziale: che Di pietro fu voluto
parlamentare da D’Alema. Che lo candidò per averlo caro nel collegio
blindatissimo (allora, 1996, preistoria) del Mugello. Dove Di Pietro prese
tutti i 60 mila voti che il fresco ex Pci controllava. Non uno di meno – benché
fosse in concorrenza con Sandro Curzi e Giuliano Ferrara: era settembre, stagione
di caccia, ma nessuno si privò del piacere di votare Di Pietro senatore.
L’ex
giudice è uscito di scena per avere riconosciuto in tv di essersi appropriato
della cassa del suo partito. Ma non è stato processato. Nemmeno inquisito.
Giustizia?
Non c’è
dubbio che la visibilità è il bene dell’epoca. Se si fonda un partito per
cercare la visibilità. A rischio di scomparire come partito, ma non vuol dire,
basta andare in tv.
L’Italia,
offesa dallo scempio sul povero Regeni, ha richiamato l’ambasciatore al Cairo:
da un anno l’Italia non c’è più in Egitto. Ci si difende meglio chiudendosi
sdegnosi in casa?
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