mercoledì 8 marzo 2017

Ombre - 357

Nella lunga presidenza Obama la Cia e l’Fbi hanno svolto attività investigativa senza limiti e senza precedenti. A danno di tutti, da Angela Merkel in giù, e compreso il governo alleatissimo di Londra. Senza mai prevenire un attentato. Ma non c’è nessun commento che leghi questo spionaggio forsennato a una direttiva politica – o a un lassismo, che è la stesa cosa. No, è la tecnologia. Lo spionaggio lo muove la tecnologia.

Le prime dodici pagine del giornale oggi sono di scandali. Tutti di sinistra.

Dice bene l’economista Perotti su “Repubblica”: per ridurre i costi dl Parlamento basterebbe una delibera degli uffici di presidenza. Che riduca “indennità scandalosamente alte”. Perotti non dice però che queste indennità – rimborsi spese senza giustificativi – furono decise dal presidente della Camera Violante, presidenti del consiglio Prodi e D’Alema.

Denis Verdini e Renzi padre, stessa lotta, senza paura. Stessa loggia? Ma questa giustizia è una guerra di obbedienze?

Nel “tutto Trump” da abominare Bernard Henri-Lévy mette sul “Corriere della sera” anche l’antisemitismo in America. Sul gobbo di un presidente così spiccatamente filoisraeliano? Forse è la voglia di visibilità di Henri-Lévy, quello del caos in Libia e in Siria, buona evidentemente per i lettori del giornale, che ancora lo premia. Ma l’antisemitismo, a chi dobbiamo credere?

Dunque, una ex sindacalista guadagna più di un ex banchiere, se Fedeli batte Padoan 3-1, anzi no, 4-1. Forse per questo che il mestiere di sindacalista sta scomparendo, mentre i banchieri si moltiplicano. Il segeryto è non pagare le tasse.

Dunque, i veri socialisti, quelli del partito Socialista, restano col Pd.  I neo socialisti, quelli del partito Comunista che hanno combattuto i Socialisti fino alla dissoluzione, sono fuori, lamentandosi jugulati dal giovanottone Renzi. A chi credere, se i persecutori ora si dicono perseguitati?

Nel suo Libro Bianco sull’Unione Europea” per i sessant’anni dei trattati il presidente della Commissione Juncker non trova spazio per l’occupazione: “Proponiamo di ridurla, ma questo è fuori dalle possibilità Ue”. Di che altro si occupa la Commissione?

“A Di Pietro non resta che il ricordo di Mani Pulite: è tipico dei reduci mondarsi dei propri peccati”, chiude così il ritratto dell’ex giudice su “Sette” (“Di Pietro, professione reduce) Aldo Grasso. Voleva dire: il grato ricordo di Mani Pulite, non molto condiviso (il più grande flop di Sky è la serie “Mani Pulite”).

Manca al ritratto di Grasso un altro elemento essenziale: che Di pietro fu voluto parlamentare da D’Alema. Che lo candidò per averlo caro nel collegio blindatissimo (allora, 1996, preistoria) del Mugello. Dove Di Pietro prese tutti i 60 mila voti che il fresco ex Pci controllava. Non uno di meno – benché fosse in concorrenza con Sandro Curzi e Giuliano Ferrara: era settembre, stagione di caccia, ma nessuno si privò del piacere di votare Di Pietro senatore.

L’ex giudice è uscito di scena per avere riconosciuto in tv di essersi appropriato della cassa del suo partito. Ma non è stato processato. Nemmeno inquisito. Giustizia?

Non c’è dubbio che la visibilità è il bene dell’epoca. Se si fonda un partito per cercare la visibilità. A rischio di scomparire come partito, ma non vuol dire, basta andare in tv.  

L’Italia, offesa dallo scempio sul povero Regeni, ha richiamato l’ambasciatore al Cairo: da un anno l’Italia non c’è più in Egitto. Ci si difende meglio chiudendosi sdegnosi in casa?

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