Una utenza
elettrica Eni che sia rimasta inattiva per un bimestre, per malattia del
titolare, viaggio di lavoro, vacanza, pagherà comunque 45 euro.
Le spese per
l’energia altre che la “materia energia” sono spese fisse. Di 6 euro al mese,
grosso modo, per il trasporto e per la “gestione del contatore”. Di 11,20 circa
per “oneri di sistema”. E di 0,50 per “altre partite” (corrispettivo bolletta
cartacea).
Ogni utenza
paga circa 180 euro l’anno di spese fisse, senza saperlo.
Le spese fisse
per l’energia sono contabilizzabili mensilmente solo all’ingrosso perché in
realtà a canone giornaliero, di cui però non è dato conoscere l’entità. Le bollette
vengono infatti variate, di un mese alternativamente e di due mesi. Ma, nella
pratica, di 28 o 31 giorni, o 33, e di 55 o 65, o 63 etc., giorni.
La gestione del
contatore si paga ma non è effettuata dalle utilities energetiche. I consumi si
conteggiano per autolettura e a calcolo. Con un susseguirsi incontrolabile di anticipazioni e rettifiche.
Si pagano sulle
forniture di gas cinque addizionali enti locali.
Queste
addizionali enti locali variano non in base al reddito ma ai consumi.
Si accatastano
le addizionali regionali in modo che la bolletta non si possa controllare.
Si paga l’Iva anche sulle addizionali enti locali.
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