giovedì 13 aprile 2017

Appalti, fisco, abusi (102)

Una utenza elettrica Eni che sia rimasta inattiva per un bimestre, per malattia del titolare, viaggio di lavoro, vacanza, pagherà comunque 45 euro.

Le spese per l’energia altre che la “materia energia” sono spese fisse. Di 6 euro al mese, grosso modo, per il trasporto e per la “gestione del contatore”. Di 11,20 circa per “oneri di sistema”. E di 0,50 per “altre partite” (corrispettivo bolletta cartacea).
Ogni utenza paga circa 180 euro l’anno di spese fisse, senza saperlo.

Le spese fisse per l’energia sono contabilizzabili mensilmente solo all’ingrosso perché in realtà a canone giornaliero, di cui però non è dato conoscere l’entità. Le bollette vengono infatti variate, di un mese alternativamente e di due mesi. Ma, nella pratica, di 28 o 31 giorni, o 33, e di 55 o 65, o 63 etc., giorni.

La gestione del contatore si paga ma non è effettuata dalle utilities energetiche. I consumi si conteggiano per autolettura e a calcolo. Con un susseguirsi incontrolabile di anticipazioni e rettifiche.

Si pagano sulle forniture di gas cinque addizionali enti locali.
Queste addizionali enti locali variano non in base al reddito ma ai consumi.  
Si accatastano le addizionali regionali in modo che la bolletta non si possa controllare.

Si paga l’Iva anche sulle addizionali enti locali.

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