Sotto tiro negli Usa, nelle insorgenze
nativiste, sono state le cosiddette razze “inferiori” dell’Europa, insieme con
i cinesi e gli indiani. Nel quadro dell’eugenetica preconizzata da Charles
Davenport - un filantropo di fine Ottocento che divisava una società in cui
“innamorarsi con intelligenza”. E per una breve stagione anche del mito ariano.
L’avvocato Madison Grant e Theodor Roosevelt,
poi presidente Progressista e Nobel per la pace, fondarono nel 1895 la New York
Zoological Society (successivamente evoluta nell’attuale Wildilife Protection
Society), al fine di bloccare l’emigrazione dall’Est e Sud Europa, e sterilizzare
gli immigrati da quelle zone, italiani, iberici, balcanici. Il blocco divenne
legge, e la sterilizzazione fu libera fino a tutti gli anni Venti, fino a che
la Depressione non la rese onerosa.
Nel 1924 la nuova legge Usa
sull’immigrazione puntò esplicita e radicale a garantire il carattere nord
europeo, più specificamente “sassone”, della popolazione. Basandosi su “The
Passing of the Great Race”, dell’ambientalista e eugenetista Madison Grant,
1916, sottotitolo “The racial basis of European History”: una teoria del
razzismo che l’autore poneva a base dell’antropologia e della storia.
Celebrativa di una “razza nordica”, un raggruppamento antropologico-culturale
poco definito ma centrato sulla Scandinavia e l’antico tedesco. Era questo il fulcro, argomentava Grant,
dello sviluppo umano.
Grant
era un avvocato, ma le sue argomentazioni si pretendevano scientifiche, e come
tali ebbero successo, di pubblico e politico, nel Congresso che doveva
ridefinire la politica dell’immigrazione. Eugenetista, Grant predicava anche la
limitazione dei matrimoni “inter-razziali”, e la separazione-eliminazione dei
“tipi razziali senza valore”.
Il Johnson-Reed Act, la nuova legge Usa, escluse
ogni immigrazione dall’Asia (l’Africa non era nemmeno presa in considerazione)
e limitò fortemente l’immigrazione dal Sud e dall’Est Europa, con un sistema di
quote basato sull’origine della popolazione naturalizzata nel 1890. A quella
data l’immigrazione dal Nord Europa rappresentava l’80 per cento del totale.
Così gli italiani, che erano arrivati in gran numero successivamente, in media
200 mila l’anno nei dieci anni dopo il 1900, ebbero la quota annua di nuova
immigrazione limitata a 4 mila. Mentre la quota annua per i tedeschi era di 57
mila. L’86 per cento dei nuovi arrivi era riservato ai paesi europei “nordici”,
con le quote più alte per la Germania, la Gran Bretagna e l’Irlanda. Le quote
per l’Italia e gli altri paesi europei erano così restrittive che il saldo
netto fu nello stesso 1924 e successivamente negativo: più italiani lasciavano
gli Usa di quanti vi entravano.
Dieci anni dopo il Johnson-Reed Act, il
programma di eugenetica fu adottato da Hitler.
Apparentato è stato per una breve stagione
anche il mito ariano. Il 4 agosto 1914 un giudice a San Francisco, dovendo
statuire sulla richiesta di cittadinanza di un indù, dopo attenta ponderazione
decise che gli indù di casta elevata erano liberi e bianchi, essendo “ariani”.
Era quella la seconda richiesta indù di cittadinanza Usa, la prima era stata
rigettata per essere il richiedente non di casta elevata - due settimane dopo
il governo britannico del Canada respinse ottomila indiani che a bordo del
“Kamagatamaru” tentavano di sbarcare per essere sudditi dello stesso impero:
non erano di casta elevata.
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