venerdì 28 aprile 2017

Il terzo settore è opaco

È un business anche facile, il salvataggio e l’accoglienza. Al riparo degli obblighi umanitari. È per questo diventato la stella cometa del terzo settore, o della privatizzazione dei servizi pubblici. Specie da quando le poche risorse italiane sono state integrate da quelle Ue, molto cospicue: c’è da farci i soldi.
Che il terzo settore, o del “volontariato”, ricavi discreti margini non è un delitto. Ma sì quando si ha mente a come il terzo settore opera, e con quali esiti: è un conglomerato spurio, di attività pulite e anche molto pulite e di altre no, anche molto sporche.
È però un settore opaco: gli interessi puliti non denunziano gli interessi sporchi (improvvisati, incapaci, delittuosi), e l’insieme è quindi di poco affidamento. Poiché il terzo settore è di fatto un finanziamento pubblico ad attività private, la trasparenza dovrebbe essere invece massima. Tanto più che in quarto di secolo si è dilatato in proporzioni enormi. Il processo romano denominato Mafia Capitale è in realtà un processo al terzo settore, al modo come si muove.

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