Una serie di notizie puntute, dove si parla
di chi e come. Rapida. Le donne filosofe censite Ménage divide per dieci
scuole, platonica, pitagorica, stoica, eccetera, più una di battitrici libere.
Alcune figure sono anche, seppure in breve, raccontate. Aspasia, la “ragione”
di Pericle, cortigiana e maestra di cortigiane. Giulia Domna, la siriana che si
fa sposare dal figliastro Caracalla, il quale ha appena ucciso il di lei figlio
– o il figlio è Caracalla? Ipazia - c’è più qui su Ipazia in sette pagine che
nele monografie romanzate che ne hanno marcato il revival, col film di Alejandro
Amenábar. Cerellia, la musa forse amante di Cicerone, che aveva a Roma una delle
più grandi biblioteche private. Ipparchia: “una vera cinica”, che “non veva nessuna
vergogna, e poteva farlo col marito in pubblico”. Temisto, corrispondente e
forse madre di Epicuro. Le pitagoriche Teano e Timiscia.
Le pitagoriche Ménage fa la categoria più
numerosa. Sull’autorità di Giamblico, che ne enumera quindici. Ma lui ne
conosce altre, da altre fonti, una trentina in tutto. Un fatto straodinario,
esordisce Ménage nel capitolo apposito, che ha riservato per ultimo: “Quando si
sa che la maggior parte delle donne sono chiacchierone e incapaci di conservare
un segreto, si può trovare strano che ci siano tante donne pitagoriche, dato
che i pitagorici dovevano conservare il silenzio per cinque anni, ed erano
depositari di segreti che gli era proibito rivelare”. La risposta non ce l’ha,
ma arguisce che “gli uomini davano volentieri figlie e mogli da istruire” alle
scuole pitagoriche…
Un libro volentieri dimenticato, specie
con l’ondata femminista, che pure ne avrebbe dovuto fare tesoro. Perché
rappresenta un dato di fatto, che non collima col rivendicazionismo, alla cui
base c’è il vittimismo. Dedicato a madame d’Acier, Anne Tanneguy-Lefebvre,
traduttrice dal greco, dell’“Iliade” e dell’“Odissea” in particolare, e col
marito André delle “Vite” di Plutarco, il best-seller dell’epoca, il secondo
Seicento. Il repertorio è del 1690. Al tempo di Ménage i filosofi di Parigi
avevano eletto a protettore una santa, Caterina d’Alessandria. E del resto, dice
Ménage, “Ateneo rileva che la maggior parte delle cortigiane greche si
applicavano allo sudio delle lettere e delle matematiche”.
E dunque una storia delle donne filosofe
non ha ragione di farsi, è nei fatti: la filosofia è donna. Gilles Ménage ha
voluto dettagliarla a uso salottiero, potendo spendere una conocenza minuta di
ogni sorta di fonte disponibile, greca e latina (il suo repertorio è
dell’antichità) - ma anche moderna, fino a Christine de Pisan e alla sua “Città
delle donne”, e al repertorio dei santi di Baronio.
Un’opera compilativa, ma di enorme
erudizione.. Ménage è storico e grammatico. “Fondatore” (ideatore) dei salotti
di conversazione, conversazione intelletuale, del mercoledì, detti Mercuriali.
Precettore tra gli altri di Madame de Sévigné e di Madame de Lafayette, dunque
padre putativo del romanzo contemporaneo, via “La principessa di Clèves”.
Gilles
Ménage, Storia delle donne filosofe,
Ombre Corte, pp. 103 € 9
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