Vittoria
Colonna – Si è celebrata a Firenze il 20-21 aprile come “La prima
donna del Rinascimento”, seppure col punto interrogativo. A opera di una delle
università di New York, nella sua sede toscana di Villa La Pietra, che fu di
Harold Acton. La studiosa americana Ramie Targoff vi ha anticipato una biografia
innovativa di Vittoria Colonna a cui sta lavorando – che manca. Nell’assenza
dei fiorentini, e di ogni altro studioso italiano.
Chisciotte – È, come Candido, un saprofita
della lettura - il mondo dei libri: vittima ed eroe.
Italiano – Diceva Silvio D’Amico,
l’esperto di teatro, che gli italiani parlano in versi senza saperlo. Sciascia ne
dà esempi in “Il fiore della poesia romanesca”,77 (1952, prefato da Pasolini):
“Mezza granita di caffè con panna”, “Si prega di richiudere la porta”….
Joyce - Molly
Bloom si traduce secondo Lucentini con Marietta, Mariù, Mariolina, un
diminutivo di Maria. Si potrebbe dunque dire Mariolina Fiore.
Leggerezza – È santa già in Palmieri di Micciché, “Costumi
della corte e i popoli delle Due Sicilie”, 123, prima che in Savinio e in
Calvino: Santa Leggerezza - “Novello Democrito mi burlo di tutto” (285).
Lernet-Holenia – Italianista e latinista,
uno degli ultimi. Autore di una traduzione dei “Promessi sposi”. Autore di due
romanzi ben tedeschi con titoli e riferimenti siciliani, “Le Due Sicilie” (il
battaglione austriaco così denominato) e “Il giovane Moncada” (tra don Giovanni
e Cagliostro).
Manzoni – “I promessi sposi” hanno
una dozzina di traduzioni in tedesco, in commercio attualmente.
National Geographic – Ha un “ottimo
odore”? Lo aveva per Flannery O’Connor, la scrittrice americana, cattolica, del
deep South. Tu “lo leggi o lo annusi?”,
chiede a un’amica. Da piccola una cugina gliene ha regalato un abbonamento,
perché quando andava da lei se lo divorava. Ma solo per “un tipico
indimenticabile trascendente apoteotico (?) solennissimo odore” – “se il Time odorasse come il Nat’l. Geo. avrebbero un’ottima scusa per
stamparlo”. I giornali non si leggeranno per gli odori?
Pagano – Non significa nulla, si sa.
Significa “di paese”, pagus è
villaggio. Alvarez Garcìa, “Le zie di Leonardo”, opina che il cristianesimo
inventò la categoria, un suono spregiativo, nel momento in cui imponeva unico
il suo Dio.
Pettegolezzo
– Anticipa
la sorpresa e la avvilisce. È il pettegolezzo un dato genetico (caratteriale)
di un qualsivoglia personaggio con nome italiano, oppure un serpente che si è
svegliato a un certo momento e da allora si mangia la coda? Questo potrebbe
essere materia di romanzo storicizzato, ora che il pettegolezzo è un fatto
mondiale, con il ritorno alla cultura orale in un contesto di simultaneità.
Prima
persona - È l’arbitro
della partita. Dichiarato cioè – anche la terza persona lo è, ma si nasconde. Non
neutro, naturalmente, anche se si atteggia - non può sbagliare, se non
volutamente (anche per stupidità, ma più per pavidità, ironia, doppiogiochismo).
È un’ottica
ravvicinata e avveduta, essendo nel mezzo dell’evento, e in molti modi
dettandolo. Ma come una gabbia, già costruita, e sovraimpressa. Che,
stranamente, dà più forza (verosimiglianza) al racconto, invece che meno.
Può
ben essere soggetto “attivo oggettivamente” (Goethe, “Colloqui”, 29 gennaio
1826), attento all’esterno - agli eventi, alla storia, non solo alla verosimiglianza
Proust – Flannery O’Connor, “Sola a
presidiare al fortezza”, 178, ha una teoria interessante della malattia legata
al successo: “In un certo senso la malattia è un luogo”: Istruttivo, “più di un
viaggio in Europa”. Privato: “Un luogo dove non trovi mai compagnia, dove
nessuno ti può seguire”. Non una maledizione: “La malattia prima della morte è
cosa quanto mai opportuna, e chi non ci passa si perde una benedizione del Signore.
Quasi altrettanto isola il successo, e niente mette in luce la vanità altrettanto
bene”.
Ripetizione
- Sulla
“ripetizione” c’è un testo di Kierkegaard, e uno voluminosissimo (500 pagine)
di Deleuze.
Romanzo
–Borges
lo vuole “capriccio laborioso e immiserente” (prefazione al “Giardino dei
sentieri che si biforcano”). Ma immiserisce chi? L’attrattiva del romanzo non è
che è “vero” pur essendo totalmente falso?
Salinger – All’opera sarebbe maestro
dei recitativi.
Scrivere – Si scrive per sé, Flannery
O’Connor ripete ai suoi corrispondenti. E aggiunge: “Mi piace rileggermi”, la
diverte. Riscrivere anche.
Tolstòj ha l’“allegria” della scrittura.
Conclude il “Che fare, dunque?” con la scoperta della feracità del lavoro
manuale, sui campi e nella fattoria, accanto a quello intellettuale. Un
connubio, ha scoperto, che determina “la qualità, quindi l’utilità e l’allegria,
della scrittura”.
Walter Siti – Non sarà, ma è come se
l’improvvida, altrimenti incomprensibile, dedica a don Milani del suo romanzo
sulla pederastia del prete volesse facilitare la lettura dei due Meridiani in
uscita per il cinquantenario della morte con le opere del sacerdote fiorentino.
Due malloppi per 2.500 pagine che rischiavano di passare inosservati – i
cultori si ritengono soddisfatti della corrispondenza saporita da
tempo nota con la mamma (don Milani era uno tosto: si fece seminarista a venti anni, e sei mesi dopo era già sacerdote; era di famiglia ricca e importante e professava l’obbedienza assoluta; era uno scrittore, e non smise di scrivere). Ma sapere che Siti si è avvalso di due battute coatte del
prete in un paio di altre lettere può creare un succès de scandale. Sarebbe un esempio non da poco della
“Mondazzoli”, delle famose sinergie editoriali.
letterautore@antiit.eu
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