Un
ritorno? Il terzo postumo di un autore semplice ma evidentemente sostanzioso,
dopo l’eclisse che lo ha accompagnato a lungo, negli ultimi anni di vita e
successivamente, “uno dei rari grandi scrittori
italiani” del Novecento per il suo editore Calasso – che non manca di rilevarne
le doti riconosciute: l’ “intelligenza”, la “stupefacente mobilità di spirito”,
la versatilità, su fondo comico.
Duecento
voci, da “Abatino” a “Zoografia”, di vario genere, personalità, località, cose,
di grande discorsività, e di peculiare interesse, ognuna per un suo verso,
compongono la raccolta, cui Savinio lavorò negli anni 1940, pubblicata postuma
dagli eredi nel 1977, venticinque anni dopo la morte. Alcune lapalissiane – per
questo trascurate? Della Grecia che ha creato dei miti, mentre altri miti si
sono creati attorno alla Grecia. Della bigotteria democratica di Atene,
arrivata tardi alla filosofia, che sempre osteggiò. Le tre qualità, per gli
antichi, di Omero, grande poeta di città: l’eufonia, la safeneia, luce grande e viva su tutte le parti dell’opera, e l’asteiòtes, l’urbanità (“il gusto,
l’eleganza e la finezza, il movimento e la varietà, il sorriso cittadino” – un
altro Omero). Due cancellieri in Inghilterra per due utopie, durevoli, Tommaso
Moro a Francesco Bacone. L’avarizia come principio dell’aristocrazia.
Baudelaire come Copernico e Darwin della poesia, avendo anche lui “ucciso un dio”: prima “la poesia operava
con mani pulite”, poi se le è sporcate. Il marxismo come forma del “torbido
pitagorismo”. E molta Europa: “L’Europa è ormai più fuori dell’Europa che
dentro l’Europa”
Molte
agudezas, ma mai gratuite. Schopenhauer
amava soprattutto Rossini. Le tarde “Argonautiche” di Apollonio Rodio sono “poesia
avventurosa e divertente come uno spettacolo del Teatro dei Pupi”. O l’incredibile,
breve ma non riassumibile, analisi
tonico-verbale delle lingue e parlate inglese, francese e italiano, correlata
alla musica e al senso – chi è romantico
e chi no, e cosa è romantico.
Altre
voci, altrettanto attraenti, sono problematiche. L’amore è “intransitivo” – è
inutile spiegare come. Il verso è imperativo, non adattabile. I poeti apollinei
sono fatui: Byron, Shelley – e Puškin? Nietzsche è apollneo nel senso di
isterico. Nietzsche è un lirico,. Flaubert un fotografo di paese. L’Europa è la
tomba di Dio, Dio è asiatico - è tirannia. Il pensiero europeo è “superlativamente
grafico”. “Condizione ottima dello spirito europeo è il dilettantismo”. Solo l’Europa
non ha bisogno di Dio o della guerra.
Lo
scrittore, musicista e artista delle leggerezza e della “superficie”, contro il
“profondismo” e il “dolorismo”, conduce in realtà per molti labirinti, seppure
con soavità, come se le parole nascessero spontanee.
Alberto
Savinio, Nuova Enciclopedia,
Adelphi, pp. 401, ill., € 15
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