lunedì 10 aprile 2017

Non è confrontation

La reazione è molle di Mosca alla “rappresaglia” di Trump in Siria. È anzi come se Putin fosse sollevato di non dover risolvere la questione da solo, con “alleati” mussulmani che non gli servono e di cui non si fida, Erdogan, Rouhani, Assad. Nonché, probabilmente, di non continuare a fare da punching-ball della finanza saudita, tramite le agenzie di immagine pr di Madison Avenue - è il reame petrolifero che ha creato la questione siriana e la alimenta. Mentre la partita è diversa con gli Usa: dare un assetto stabile alla frontiera Sud della Russia, stabilizzando anche le minoranze mussulmane in Russia, e ai rapporti tra Mosca e Washington.
Il fatto più rilevante del rapporto Putin-Trum è un’omissione. Del fatto più rilevante per l’Europa, e per lo stesso rapporto Usa-Russia. E di questi primi 100 giorni di Trump che dovrebbero averne configurato e esplicitato gli intendimenti. È l’assenza in agenda dell’Ucraina, dove pure si combatte una guerra, dalla Crimea al Donbass, dentro ‘Europa.
Non c’è del resto il roll back e non c’è la confrontation. I due orientamenti cardini della politica estera americana nella guerra fredda mancano dal quadro di Trump.

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