Ci
sono sempre state ombre e bugie palesi nell’immigrazione illegale attraverso il
Mediterraneo. Sui trafficanti in Libia. Sui costi: a lungo si è favoleggiato di
costi impossibili in Africa, per una facile commozione che soverchiasse una
ricerca seria. Sul malaffare: prostituzione (Nigeria e West Africa), spaccio (Nigeria
e West Africa, Marocco), commercio ambulante. Da alcuni anni sulla mendicità
organizzata (West Africa). Sul terrorismo anche – in piccole unità, ovvio. Sull’accoglienza,
che è sempre stata un big business,
anche quando non era miliardaria: incontrollata e di sottogoverno, di appalti
in chiave partitocratica, con molta corruzione. Sui costi da qualche anno dell’accoglienza, da parte di ong fiorite all’imprivviso per questo unico scopo.
Le
omissioni e le bugie sono delle polizie, che hanno omesso finora di indagare
fenomeni sicuramente illegali, e di grande
visibilità. E dei media: il giornalismo in materia di immigrazione illegale è compattamente
superficiale e deviante. Bizzarramente anche, non se ne vede il perché. Fenomeni
macroscopici come la prostituzione nigeriana sono rimasti per quasi mezzo
secolo ignoti in Italia, fino a quando, un paio di settimane fa, un giornalista
americano non ne ha descritto i meccanismi, semplici peraltro e non segreti. Lasciando
peraltro intonsa la domanda: come la prostituzione si sia potuta organizzare in
Italia da un paese non confinante e anzi remoto come la Nigeria.
Analoga
proterva superficialità si dispiega oggi. Che la documentazione tedesca e
spagnola sul chiama e rispondi fra trafficanti di carne umana e ong non sia
utilizzabile in tribunale per una sottigliezza procedurale, questo non la
invalida: è vera, e documenta pratiche illecite. Sia pure solo per lassismo. Così
come le documenta Frontex, l’organizzazione di soccorso della Commissione europea. Ma non
questo suscita scandalo. Né che le polizie e i servizi italiani non abbiano
indagato, su un traffico per l’Italia ormai pluridecennale.
Le
prove sono anche facili da reperire, online, nel resoconto stenografico della
Camera dei Deputati del 22 marzo, quando il giudice Zuccaro testimoniò al Comitato parlamentare per l’attuazione degli accordi di Schengen. Lo scandalo è che se ne parli?
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