venerdì 28 aprile 2017

Perché non dire la verità sull’immigrazione

Ci sono sempre state ombre e bugie palesi nell’immigrazione illegale attraverso il Mediterraneo. Sui trafficanti in Libia. Sui costi: a lungo si è favoleggiato di costi impossibili in Africa, per una facile commozione che soverchiasse una ricerca seria. Sul malaffare: prostituzione (Nigeria e West Africa), spaccio (Nigeria e West Africa, Marocco), commercio ambulante. Da alcuni anni sulla mendicità organizzata (West Africa). Sul terrorismo anche – in piccole unità, ovvio. Sull’accoglienza, che è sempre stata un big business, anche quando non era miliardaria: incontrollata e di sottogoverno, di appalti in chiave partitocratica, con molta corruzione. Sui costi da qualche anno dell’accoglienza, da parte di ong fiorite all’imprivviso per questo unico scopo.
Le omissioni e le bugie sono delle polizie, che hanno omesso finora di indagare fenomeni sicuramente illegali, e di grande visibilità. E dei media: il giornalismo in materia di immigrazione illegale è compattamente superficiale e deviante. Bizzarramente anche, non se ne vede il perché. Fenomeni macroscopici come la prostituzione nigeriana sono rimasti per quasi mezzo secolo ignoti in Italia, fino a quando, un paio di settimane fa, un giornalista americano non ne ha descritto i meccanismi, semplici peraltro e non segreti. Lasciando peraltro intonsa la domanda: come la prostituzione si sia potuta organizzare in Italia da un paese non confinante e anzi remoto come la Nigeria.
Analoga proterva superficialità si dispiega oggi. Che la documentazione tedesca e spagnola sul chiama e rispondi fra trafficanti di carne umana e ong non sia utilizzabile in tribunale per una sottigliezza procedurale, questo non la invalida: è vera, e documenta pratiche illecite. Sia pure solo per lassismo. Così come le documenta Frontex, l’organizzazione di soccorso della Commissione europea. Ma non questo suscita scandalo. Né che le polizie e i servizi italiani non abbiano indagato, su un traffico per l’Italia ormai pluridecennale.
Le prove sono anche facili da reperire, online, nel resoconto stenografico della Camera dei Deputati del 22 marzo, quando il giudice Zuccaro testimoniò al Comitato parlamentare per l’attuazione degli accordi di Schengen. Lo scandalo è che se ne parli?

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