Ildegarda
di Bingen è la santa non santificata del dodicesimo secolo, badessa, poetessa, profetessa,
musicista, veggente, medico naturalista (“La medicina di santa Ildegarda” è tuttora un
best-seller delle edizioni Mediterranee), rigida amministratrice, consigliera di
papi, cardinali e vescovi. Il titolo attrae, la storia è invece una storiaccia,
di liti, agguati e morti colpose, tra conventi - opportunamente tra un convento
di monaci euno di monache. Noske non si spreca. Con molto rigaggio superfluo,
come richiede il genere. Ma veloce – aiutato probabilmente dalla traduttrice
Anna Carbone, con un tedesco scorrevole come tutte le altre lingue invece che
imbalsamato. E col beneficio naturalmente della protagonista – anche se qui
alla fine in veste di deuteragonista: il personaggio vero è il cattivo, un
abate tanto inverosimile quanto reale.
“La luce che vedo non è limitata nello
spazio, è più brillante di una nuvola che porta il sole, la chiamo Riflesso
della Luce della Vita”, dice Ildegarda. Essa stessa una visione, la longeva
operosa monaca, badessa e girovaga, malgrado l’obbligo regolamentare alla
Stabilitas Loci, consigliera di quattro papi, due imperatori, Barbarossa
incluso, il re d’Inghilterra Henri II, Bernardo di Chiaravalle, e di margravi,
vescovi, abati, ai quali scriveva dettando, a monaci esperti di latino. Che, devoti,
ne trascrissero gli inni, farciti di lancinanti verghe, copule, amplessi,
amplessatori, di poesia odiernamente scabrosa nel repertorio di Rémy de
Gourmont: “Oh virga ac diadema\purpure
Regis”, invoca per la
Madonna , o verga e corona\purpurea del Re. Nonché le opere di
edificazione, un bestiario di sorprendente bizzarria, e un inferno non turbato
da vendette. Di cui pure non mancarono occasioni alla fondatrice di conventi,
colpita d’interdetto alla soglia della morte, per gelosia, e per la debolezza
dell’intima amica Riccarda von Stade, che la tradì – Noske non dice tutto, ma
ne lascia varie tracce.
Era
epoca di forte pietà. Venerata era stata lungo il Reno la santa Vigefortis, la Crocifissa barbuta. Ildegarda, donna santa benché voluttuosa e aspra, impose a
penitenza il Sacro Cuore di Gesù, pugnalato, sanguinante, purulento, materia
dei primi venerdì del mese e le orride novene della buona morte, che il santo
Francesco di Sales rinverdirà e la vergine Maria di Alacocque consacrerà.
L’anello da san Bernardo inviato alla santa recava inciso: “Mi piace soffrire”.
Ma l’epoca ebbe pure culto
profondo dello Spirito, invocato nei suoi sette doni, primo di tutti
l’intelligenza.
La
“Prophetissa teutonica” Ildegarda era la decima figlia, e fu per questo data in decima dai genitori alla chiesa. Ciò
avveniva un secolo dopo il Mille, la Germania allora era pia, e il Reno, la via dei
soldati romani, era via dei preti, possesso dei vescovi di San Gallo, Costanza,
Basilea, Strasburgo, Spira, Worms, Magonza, Treviri e Colonia, provincia
domenicana da Basilea a Rotterdam. I luoghi a lungo furono fertili di
molteplici beatitudini, Gela, Jutta, Lioba, la deliziosa autrice di lettere a
san Bonifazio di Crediton, Guda, Gisella, la dolce figlia di Brömser, il
castello che domina il Ginger Loch, sotto l’ala vigile del vescovo di Magonza,
oggi museo del vino, Adelaide, moglie, madre e nonna dei tre Ottone, Herrade,
Ildegarda, Iltrude, la penitente di papa Eugenio,
Taulero il sognatore, Tommaso da Kempis, Heinrich Seuse, il “Suso”, Gerardus
Magnus, e Meister Eckart naturalmente.
Ci sono professioni che innalzano lo
spirito. Fu amministratore di Saxonia o Teutonica, una provincia di
quarantasette conventi femminili, nonché maestro di teologia, Meister Eckhart. Ildegarda
rinnovò la santità. La chiesa, non riuscendo a portarne a termine,
per gli intralci burocratici tedeschi, la causa di canonizzazione, la iscrisse
d’autorità nel Martyrologium Romanum.
Noske,
pochi studi di italianistica e storia, e molti mestieri avventizi, prima di
“fare lo scrittore” a 40 anni, esperienza chiusa dalla morte precoce a 57, autore
di una lunga e fortunata serie di gialli e noir per la stessa Emons di Colonia,
avrebbe meritato di essere proposto con qualche titolo più riuscito. Questo
sfrutta il personaggio, ma lo riduce a una lotta conventuale di potere e soldi,
poco attraente. Con vescovi imbelli e papi non da meno. Tutavia, il richiamo
resta forte, la personalità di Ildegarda trascinante.
Edgar
Noske, Il caso Ildegarda, Emons, pp. 279 € 12,50
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