Adamismo – Si direbbe il segno dell’epoca, l’essere
nati ieri.
La
condizione anche, malgrado la diffusione e la simultaneità dell’informazione, l’obbligo
scolastico, l’alfabetizzazione di massa.
Borderline – Figura della psicologia. Ma anche della
storia, l’interdisciplina, la verità (filosofia), la serietà (di atti e comportamenti).
Carattere – È definito e indefinito
– complesso, in formazione, in deperimento, anche sfilacciato. Da cuore
pascaliano.
Stendhal
crede nella “realtà” dei caratteri. Solo Stendhal - “dopo” Balzac: “Per
Stendhal il cuore umano è un solido dalle linee plastiche e rigide” (Ortega y
Gasset, “Lettera alla Nrf” su Proust).
Corrispondenza
–
Il legame che Baudelaire pone tra la natura e lo spirito nel sonetto con questo
titolo che ha introdotto in quarta posizione nella raccolta “I fiori del male”,
1857 (“La natura è un tempio dove pilastri viventi\ lasciano talvolta sfuggire
confuse parole;\ L’uomo vi passa attraverso foreste di simboli…”) argomenta per
una conoscenza poetica più che analitica. Inapplicabile evidentemente al sapere
scientifico, che più propriamente vive questa relazione, e a quello logico. Ma
è un legame che, non sostitutivo, tuttavia consente un di più di applicazione e
forme dell’analisi.
Heidegger
–
La madre del racconto “Good Country People” (1955) di Flannery O’Connor, quando
va a leggere un brano di Heidegger che la figlia laureata in filosofia ha
sottolineato ci trova “un malefico incantesimo in gibberish”, di parole senza senso. La madre è una che fatica a
rendersi conto che la sua bambina ha tremt’anni e da venti è senza un gamba –
né ha mai capito che la figlia studiasse la filosofia. E la figlia è una che
alla maggiore età la prima cosa che ha fatto è stata di cambiarsi il nome
all’anagrafe, da Joy in Hulga, “il nome più brutto del mondo”. Ma “gibberish”
non è male – Adorno dirà “inautentico”.
Malinconia – Ritorna in
forma depressiva la malattia-non malattia che consuma. Che i monaci nel deserto
scoprirono come acedia, tenendone il conto giorno dopo giorno, il demone delle
ore vuote. Dei loro fantasmi si ricorda solo la lussuria, ma secondo san
Gregorio l’acedia, o malinconia, è peggio: è fatta di malicia, rancor, pusillanimitas, desperatio, torpor, evagatio mentis.
I
malinconici saranno geniali, ma sono inaffidabili, con loro bisogna andare con
le mutande di latta, spiega Ildegarda, la santa di Bingen: “I malinconici hanno
le ossa grandi con poco midollo, che è tanto ardente da renderli incontinenti
con le donne come le vipere”. Equini, li chiama, “sono libidinosi come gli
asini”.
È
gente che avrebbe bisogno di sfottere il prossimo per poterlo odiare. I “malinconici
puri” di Campanella, un frate con molti figli, “ogni moto li offende, e si
ritirano e pensano assai”.
Matrimonio –
“Quando ci sei dentro, scopri che è l’inizio, non la fine, della lotta per far
agire l’amore”, Flannery O’Connor, “Sola a presidiare la fortezza”, 82.
Scritto
alla corrispondente più assidua e intima “A.”, da poco dismessa dall’Aviazione
per “condotta immorale” – pratiche lesbiche.
Memoria - E’ Proust, il “tempo ritrovato”, o memoria
involontaria. È Freud, la memoria indirizzata. È l’attualità, piena di selfie e ritrovamenti (facebook), anche
i più inutili. È al prezzo della cancellazione di sé, della memoria stessa? Difficile
immaginare un’età che se ne priva più di quella contemporanea, dove non esiste
già più nemmeno l’ieri.
Venendo
del resto, malgrado la guerra (le guerre), da Musil, l’inutilità dell’agire. E
dalla “Montagna magica”, un continuo contrappuntistico, come impossibilità del
ragionamento - forse soltanto un basso continuo. Senza più critica, faticosa e
inutile.
Morte – È l’unico
evento cui tutti sono obbligati, tutti gli esseri viventi. Il più comune e il
meno interessante.
Non
è nemmeno un atto, è una condizione.
Ordinario – Avviene, per
abitudine, ripetitività, e quindi è semplice. Scontata. Irrilevante anche, una
realtà che non è reale, pur essendo costante e comune. È invece la più difficile
a ricostituire: per esempio a narrare. Quando cioè va architettata, vicenda di personaggi comuni in situazioni ordinarie.
Si
può raccontare senza scarti? Senza l’eccezionalità? O c’è un’individualità –
bizzarria, non-uniformità – anche nell’ordinario?
Lo
scarto, la trovata, in realtà non garantisce, e fatti eccezionali possono
riuscire in interessanti – ordinari.
Ordine – È più libero un “ritorno all’ordine”? A
fronte, evidentemente, di un’anarchia insoddisfacente – che distrugge risorse
invece di produrne.
Ma è
nel ritorno all’ordine che l’anarchia insoddisfacente di oggi si produce. Nella
restrizione, all’infinitamente piccolo, del punto di osservazione della scienza
contemporanea, o della complessità. L’infinitamente grande dell’astrofisica,
della della geometria dei bordi, della biologia, dei sistemi complessi (il
traffico, il clima, la Borsa, i materiali) vuole ancora essere compreso, non
regolato – così com’è è piuttosto l’“album” di Wittgenstein: immagini che si
rimescolano e ricompongono, in una o più storie.
Il
più disordinato è oggi il “sistema” scientifico: secondo principio della
termodinamica, indeterminazione e entropia, teoria del caos, universi paralleli.
Col problema: l’universo è in espansione (ottimismo, progressismo, razionalità,
tecnica) o si ritira? E’ in espansione, lo si sa da Hubble, ma può sempre crollare,
perché, in fondo, non può che essere chiuso.
Realismo – “Quanto al
fatto che Gesù sia un realista: se non era Dio non era un realista, ma solo un
bugiardo, e la crocefissione un atto di giustizia”, Flannery O’Connor, “Sola a
presidiare la fortezza”, 80. La religione è realista?
La storia è realista? È un fatto di
azioni e reazioni, anche omissive, anche inconsulte. Ma a che effetto? Il reale
non è finalizzato (modellabile): sornione (abile), deborda.
Rivoluzione – In sezione
grafica monta: entusiasmo,
fantasia, liberazione. Poi ristagna: si estende, a macchia d’olio, a operai,
casalinghe, ragazzetti ignoranti, e ogni altro materiale inerte della storia. Ma
nel movimento demografico monta pure la stupidità, a livello della rivoluzione,
e si slarga. Per poi subire un crollo verticale, quando la stupidità prende
possesso dell’intellighenzia, per conformismo, pigrizia, incapacità, superbia.
Storia – Si direbbe
anamorfica, o astigmatica:
vista da un occhio parziale, che getta sulla sezione uno sguardo da posizione
eccentrica. Per l’io narrante, per quanto lo storico si leghi ai documenti.
Testo - L’irrisorietà (povertà) dell’erudizione (filologia) che sistema
(impone) il testo esemplare. E una sola
modalità di espressione, del testo ordinato secondo regole di espressione, sue proprie,
della scrittura, e dell’autore, degli anni dell’autore o del secolo, del genere
eccetera. L’irrisorietà della verità, ridotta a testo canonico. Il “testo” è
una regola.
zeulig@antiit.eu
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