Il
passato che non passa. Un racconto verità dei problemi che lo scrittore ebbe a
tornare nella patria potestà, nei riguardi della figlia, dopo l’alcolismo e le
terribili turobolenze di e con Zelda. È il ritorno anche a Parigi dopo gli anni
Folli, o l’Età del Jazz, o gli anni Ruggenti: bella e languida la città,
deserti e equivoci i ritrovi, tra ubriachezze moleste e assegni a vuoto.
Due
raccolte di tristezze. In traduzione “Babilonia” si accompagna a “Una famiglia
nel vento”, la famiglia cupa della provincia americana. L’edizioncina Penguin
alla “Decade perduta”, poche righe sull’autore smarrito che ritrova New York
dopo dieci anni. E a “Il vaso di cristallo”, un soprammobile sulla credenza,
regalo di nozze portajella. Quest’aultima, che si direbbe una storia di
scongiuri (“provoca” tragedie atroci), invece si solennizza come “fato”:
“«Vedi, io sono il fato», gridava, «e sono più forte dei tuoi meschini progetti;
e sono l’esito finale dele cose e sono differente dai tuoi piccoli sogni, e
sono la fuga del tempo e la fine della bellezza e il desiderio inappagato…»”.
Con
l’uscita dai diritti si moltiplicano le riedizioni di Fitzgerald. Che, certo,
va rivisto. Ma in che senso? La sua storia personale è la migliore.
Francis
Scott Fitzgerald, Babilonia rivisitata,
Mattioli 1885, pp. 79 € 9,90
F.S.Fitzgerald, Babylon
revisited, Penguin, pp.76 € 3
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