mercoledì 10 maggio 2017

Brexit è una cosa seria

Il 9 giugno 1865 a Staplehurst nel Kent il Folkestone Express, il “treno della marea”, il treno dalla Francia, deragliò. I binari erano stati rimossi per manutenzione, senza avvisare i convogli in arrivo. Dieci morti, quaranta feriti - tra gli scampati c’era Dickens, nel vagone rimasto in bilico sul vuoto. Brexit è come la manutenzione di Staplehurst: una manovra tanto semplice quanto stolida.
Si continua a scrivere che il voto inglese per l’uscita dalla Ue è stato casuale, e che se si rivotasse vincerebbero i no. Invece la scelta non è stata casuale, ed è duratura. L’outsider Farage era arrivato su di essa da niente a secondo partito. Che i politici dell’establishment la cavalchino, l’ex sindaco di Londra e l’attuale premier, che su di essa è certa di stravincere le elezioni, questo ne è la conferma.
Né Brexit è un salto nel vuoto: 1) gli inglesi sono convinti di poter mantenere i vantaggi del mercato comune senza gli svantaggi: la libera circolazione delle persone, l’euro, la politica estera; 2) il governo inglese si ritiene una realtà, e più dopo le elezioni, mentre Bruxelles ritiene una finzione – un comitato d’affari, litigioso.

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