Persistente
la miniserie dà la sensazione, dall’inizio alla fine, di canzonatura. Forse
involontaria, è evidente che vuole essere una celebrazione. Ma si ripercorrono
gli eventi di venticinque anni fa con fastidio. Sapendoli ipocriti nei suoi “autori”,
dai giudici e i giornali in giù. E semmani mirati a liberare la corruzione –
sicuramente nei suoi compiaciuti comprimari, mediatici, d’affari, finanziari:
la corruzione diventa cl 1993 non più eccezionale, dai politici che ne
beficiavano considerata comunque ignominiosa, ma generale e dovuta.
Chiunque
abbia l’età sa che non c’è paragone tra la Prima e la Seconda Repubblica, una
vergognosa pastetta, a partire dalle leggi elettorali, e quindi dal voto,
completamente svuotato. Questo si vedeva, si fiutava, all’epoca, che i processi
per corruzione fiorissero nella piazza più corrotta, Milano, a partire dal
palazzo di Giustizia - seppure a opera di giudici “napoletani”, cioè
meridionali, in clima di leghismo (il leghismo viene prima e non in conseguenza
di “Mani Pulite”). Ma di questo non c’è traccia in “1993” – nemmeno dei giudici,
non hanno accento (il leghismo poi “non esiste”).
“Mani
Pulite”, al dunque, sarà stata la denuncia per corruzione da parte
dell’imprenditore corrotto che ha perso l’asta e si vendica, il tipo “muoia
Sansone con tutti i filistei, tanto poi mi rifaccio”. Ma se ne ebbe subito, appunto
nel 1993, ampia indicazione, trascurando la presunta pulizia i “corrotti più
corrotti” della Prima Repubblica. Berlusconi ne fu l’esito – ma questo è quello
che in tre ore non si dice.
La
miniserie non dice nulla di nuovo, rimesta la solita frittata. Si ispira, si
dice, a James Ellroy, “American Tabloid”, che però fa esattamente il contrario,
fa vedere ciò che veniva nascosto. E non
ha altri richiami, girata com’è in fretta, in interni. Questo non si può
rimproverare, non è una serie d’ambiente. Ma la politica, la storia? Chi erano per
esempio quelli delle monetine a Craxi? Non molti, mobilitati da due sezioni del
Pci e da Leoluca Orlando, allora giustiziere con la Rete. Neppure si dice,
malgardo molto minutaggio, chi è Berlusconi – Dell’Utri-“Lorenzo Notte” è più
ridicolo che inquietante. Tutto molto corretto, praticamente inutile.
C’era
dello sporco in “Mani Pulite”, ma la miniserie di Lorenzo Mieli se ne guarda,
resta all’oleografia. Orlando, per esempio, che ottimo soggetto della transizione, del 1993!
Uno che nel 1990 si voleva segretario della Dc, l’anno dopo, escluso dalla Dc dalla
carica di sindaco di Palermo, fondava il partito anti-Dc della Rete, mentre metteva
nel mirino di Riina Giovanni Falcone, e nel 1993 s’intronava sindaco di
Palermo col 75 per cento dei voti, un’elezione “bulgara” (in due sezioni col 100
per cento, nemmeno una scheda contraria o una nulla, sbagliata, per caso). Ma “non
disturbare il manovratore” sembra la divisa del serial. E non si può nemmeno
incolpare la Rai, si paga per vedere “1993”.
Giuseppe
Gagliardi, 1993
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