martedì 23 maggio 2017

E ora l'accordo con Putin

Arriva al G 7 con un solido grappolo di novità, il chiacchierato Trump. Con qualche successo, nel blocco dell’immigrazione illegale, e on un periodo di grazia ormai di sei mesi nella radicalizzazione interna, di tipo razzista (polizia) e integralista (mussulmani). E con Ucraina, Iran e Siria: tre fronti che può chiudere di colpo, onorevolmente, tornando a parlare con la Russia, con Putin. L’ultimo partner mondiale con cui ancora non ha stabilito un contatto – aspettando forse di liberarsi del ricatto Fbi.
Sono i tre fronti aperti improvvidamente da Obama, senza cioè un disegno o un assetto da perseguire. Che L’Iran non diventi potenze nucleare, questo si può ottenerlo senza concessioni, e senza guerre preventive, basta accordarsi con la Russia, che fornisce il materiale fissile e la tecnologia. Il “rompicapo” siriano, creato da Obama, si scioglie solo d’accordo con la Russia: l’unica uscita onorevole (l’allontanamento di Assad, o la regionalizzazione della Siria) passa per Mosca, ormai solidamente insediata a Damasco – una perfomance senza nessun precedente, neanche d’immaginazione, e quasi avveniristica, da fantapolitica, di cui in Occidente si tace ma che ogni diplomazia sa quanto pesa. In Ucraina l’intesa con Mosca è l’unica via per mantenere il paese ancora unito e indipendente, malgrado la perdita ormai irreversibile della Crimea: a rischio c’è anche il Donbass, la metà russa dell’Ucraina. E senza intesa, come tenere l’Ucraina unita, con la guerra – certo, non con le sanzioni?

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