Il
libro minore di Talese, una raccolta di dodici ritratti scritti per le riviste,
soprattutto “Esquire” e “Harper’s”. Ma levitanti, anche quando i soggetti sono
piatti. Il ritratto di Sinatra che farà scuola – l’italiano in America emerge
col canto, come Sinatra: Perry Como, Frankie Laine, Tony Bennett, Vic Damone.
Muhammd Alì già afasico in visita da Castro, che non sa che dire. I Kennedy
antitaliani, specie Bob e Peter Lawford. La solitudine di Peter O’Toole – e le
suore irlandesi ignoranti all’asilo, con Talese come con O’Toole. Joe Di
Maggio. La “Paris Review”. Lo scrittore di necrologi al “New York Times”, tutto
in tinta. Molto pugilato, Floyd Patterson, Joe Louis, il cubano Stevenson, lo
stesso Muhammad Alì. Con tre prose seminali del capolavoro “Ai figli dei
figli”.
Il
“new journalism” che Talese ha battezzato non è più in voga. Richiede in
effetti doti di narratore, se la ricetta è questa: “Io credo che, scavando
abbastanza a fondo nei personaggi, si possa renderli veri quanto basta da farli
sembrare inventati. È ciò che voglio: evocare il romanzesco che scorre sotto la
superficie della realtà”. Ma vuole anzitutto onestà – umiltà - di reporter. Che
invece è difficile.
Gay
Talese, Frank Sinatra ha il raffreddore,
Bur, remainders, pp. 317 € 6
Nessun commento:
Posta un commento