“L’uomo
non è stato da sempre l’oggetto dei saperi, nasce tardi, a pagina 395 dell’edizione
originale (di “Le parole e le cose”), insieme alle scienze umane”. E “come è
venuto può anche andarsene, scomparire”. Va e viene infatti, per le varizioni
dell’epistéme, l’organzzazione del
discorso. Un formidabile Ferraris ci fa scoprire Foucault come Molière fece
scoprire Monsieur Jourdain, che tutta la vita aveva praticato la prosa e non lo
sapeva: Foucault in mezza pagina, con due coup
de théâtre: anche l’uomo, insomma, è un po’ suicida, come vuole l’espisteme
del momento. Ma quanti suicidi… Per un libretto dove invece Ferraris cavalca
come un cavaliere della vecchia episteme, la conquistatrice.
IL
volumetto antoliogizza la prima parte di “Le parole e le cose”, il saggio che incoronò
Foucault re dei saperi, nel 1966. Propone i primi quattro capitoli: “Le damigelle
d’onore”, “La prosa del mondo”, “Rappresentare”, “Parlare”. “Un romanzo”, dice
Ferraris nell’introduzione, che da sola vale la lettura, “e per di più un
romanzo giallo”, attorno ala storia della cultura. Come si è arrivati
all’invenzione dell’umaesimo, cinque-sei secoli fa, e come si è passati “dalla
somiglianza tra parole e cose nel Rinascimento alla disarticolazione del
Novecento”. Come è stata casuale la “nascita dell’uomo”, l’organizzazione umana
dei saperi, così non è detto che esso, l’uomo, possa svanire, scomparire da un
momento all’altro.
Foucault
non è pessimista, né ottimista: si limita a segnalare che la storia non è un
freccia, e nemmeno uno sviluppo lineare. Che è casuale, soprattutto, soggetta a
sismi e fratture, più spesso senza autore. Ma il fato di porre il problema è senz’altro
ottimista. La decadenza è pessimista, la coscienza della decadenza in qualche
modo no – il Ferraris subito successivo, del realismo, ne converrebbe.
L’introduzione
è una sinossi eccellente di Foucault, in una paginetta o due. E una sistemazione
critica. Con ricordo personale: Ferraris
diciottenne in vacanza post-maturità a Parigi, si avventura alla Bibliothèque
Nationale e in chi s’imbatte? In uno che ha visto in foto, Michel Foucault –
Ferraris si iscriverà poi a Filosofia. Con alcune curiose – non dissacranti –
antifrasi, le vecchie contraddizioni. L’autore che si afferma quando si nega –
Foucault. L’allegria dello scassinatore – Foucault.
Un
epicedio, sia pure entusiasta. Attorno a un fuoco d’artificio spento. Foucault
aveva studiato dai fratelli della Scuola Cristiana, i “frères ignorantins”.
Michel Foucault, La prosa del mondo, Bur, pp.159 € 4,50
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