domenica 28 maggio 2017

Il Grande Autore che nega l'autore

“L’uomo non è stato da sempre l’oggetto dei saperi, nasce tardi, a pagina 395 dell’edizione originale (di “Le parole e le cose”), insieme alle scienze umane”. E “come è venuto può anche andarsene, scomparire”. Va e viene infatti, per le varizioni dell’epistéme, l’organzzazione del discorso. Un formidabile Ferraris ci fa scoprire Foucault come Molière fece scoprire Monsieur Jourdain, che tutta la vita aveva praticato la prosa e non lo sapeva: Foucault in mezza pagina, con due coup de théâtre: anche l’uomo, insomma, è un po’ suicida, come vuole l’espisteme del momento. Ma quanti suicidi… Per un libretto dove invece Ferraris cavalca come un cavaliere della vecchia episteme, la conquistatrice.
IL volumetto antoliogizza la prima parte di “Le parole e le cose”, il saggio che incoronò Foucault re dei saperi, nel 1966. Propone i primi quattro capitoli: “Le damigelle d’onore”, “La prosa del mondo”, “Rappresentare”, “Parlare”. “Un romanzo”, dice Ferraris nell’introduzione, che da sola vale la lettura, “e per di più un romanzo giallo”, attorno ala storia della cultura. Come si è arrivati all’invenzione dell’umaesimo, cinque-sei secoli fa, e come si è passati “dalla somiglianza tra parole e cose nel Rinascimento alla disarticolazione del Novecento”. Come è stata casuale la “nascita dell’uomo”, l’organizzazione umana dei saperi, così non è detto che esso, l’uomo, possa svanire, scomparire da un momento all’altro.
Foucault non è pessimista, né ottimista: si limita a segnalare che la storia non è un freccia, e nemmeno uno sviluppo lineare. Che è casuale, soprattutto, soggetta a sismi e fratture, più spesso senza autore. Ma il fato di porre il problema è senz’altro ottimista. La decadenza è pessimista, la coscienza della decadenza in qualche modo no – il Ferraris subito successivo, del realismo, ne converrebbe.
L’introduzione è una sinossi eccellente di Foucault, in una paginetta o due. E una sistemazione critica.  Con ricordo personale: Ferraris diciottenne in vacanza post-maturità a Parigi, si avventura alla Bibliothèque Nationale e in chi s’imbatte? In uno che ha visto in foto, Michel Foucault – Ferraris si iscriverà poi a Filosofia. Con alcune curiose – non dissacranti – antifrasi, le vecchie contraddizioni. L’autore che si afferma quando si nega – Foucault. L’allegria dello scassinatore – Foucault.
Un epicedio, sia pure entusiasta. Attorno a un fuoco d’artificio spento. Foucault aveva studiato dai fratelli della Scuola Cristiana, i “frères ignorantins”.
Michel Foucault, La prosa del mondo, Bur, pp.159 € 4,50

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