L’inseguimento
per i cordoli dello Stagnone di Mozia – o è alle Saline di Trapani? - resterà
negli annali. E quello tra i vicoli della casbah – Trapani? Marsala? Su un soggetto di maniera, la solita cricca
mafiosa, di silenzi, riserve o complicità mute, ricatti, e la guerra intestina
inevitabile, una sceneggiatura diversa. Di codici di vita infine realistici,
toni sommessi, incertezze, lentezze, sconfitte. Per una regia e una produzione
straordinarie.
Trapani
negli anni 1970 è ricostruita al dettaglio, compresi i vecchi manifesti
politici. Con una ricchezza eccezionale di ambientazioni: ogni scena, ogni
inquadratura diversa. E quasi tutte in esterni. Perfino spropositato il gran
numero di auto d’epoca, di uso comune, non quela da collezione – anche nella
trasferta in Canada. Con le mattanze d’ordinanza, ma anche con vera suspense. Una volta stabilito, alla primissima scena, che Maltese ha il tiro mortale.
Presentato
come “un omaggio a «La piovra»”, ne è l’opposto – è l’opposto del “tutto
mafia”. Un monumento, anche, alla Sicilia: Degli Esposti ci ha fatto la mano,
dopo la serie immortale dei Montalbano. Tavarelli, regista di cinema oltre che
di molte miniserie tv, si era già cimentato con l’isola, con “Il giovane
Montabano”, e ne moltiplica gli effetti, in interni e in esterni, quasi una pirotecnia..
Gianluca
Maria Tavarelli, Maltese, il romanzo del
commissario
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