sabato 13 maggio 2017

La carta curda di Trump in Medio Oriente

Il sostegno americano ai curdi siriani sarà la chiave per il rientro americano in Medio Oriente? In Siria, e inevitabilmente poi in Iraq e in Iran, dopo il disimpegno di Obama. L’imprevedibile Trump è il presidente che potrebbe giocare questa carta.
La carta curda, dell’autonomia dei Curdi in una Siria stabilizzata, è peraltro la sola sostanziale in mano a Washington da far valere con Putin e Assad. Putin non ha interesse a contrastarla, e Assad non può opporsi – potrebbe al contrario farne offa per la sua permanenza al potere.
Il ministero degli Esteri segue con attenzione questo possibile sviluppo. Per i suoi possibili esiti stabilizzatori. O di destabilizzazione se non fosse perseguito con la necessaria d eterminazione.
Un’autonomia curda in Siria innescherebbe inevitabilmente una richiesta analoga in Iraq. E può servire a Washington come pietra d’inciampo in Iran, anche se qui i Curdi non sono regionalizzati e non hanno tradizione di ribellismo.
Il sostegno alle autonomie, seppure rispondente agli interessi delle due grandi potenze regionali, Usa e Russia, sarebbe in regola con gli orientamenti del diritto internazionale e dei popoli.
Si porrebbe in questa evenienza il problema Turchia. Che non vuole riconoscere ai suoi curdi nessuna autonomia, ed è alleato fedele degli Usa nella Nato. Lo è stato finora. Da alcuni anni, con Obama, non c’è più feeling tra Ankara e Washington. Che verso sceglierà Trump è la più grossa incognita che la diplomazia europea si pone. Un patronaggio dei diritti dei curdi potrebbe ridare a Washington un considerevole leverage nei confronti dell’incontenibile Erdogan.

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