All’ex
primo ministro socialista Valls, capo del governo di cui Macron era un ministro
tecnico, candidato fallito alle presidenziali per il partito Socialista, che il
giorno dopo la vittoria corre da lui, Macron risponde altero: “Si metta in fila”.
Mentre il socialista presidente uscente Hollande, quello della caduta storica
di credibilità, gli scodinzola attorno come a dire: “Le elezioni le ho vinte io”.
È indolore ma vergognosa la caduta del socialismo in Francia, l’unico paese
dove ancora governava, fino a ieri.
Era
già morto in realtà il socialismo, in Francia come in Europa. Ben prima delle
batoste elettorali subite in Grecia e Spagna, e ora in Francia, e di quelle che
si annunciano in Gran Bretagna, in Germania e – al coperto dell’equivoco,
democristianissimo, Pd – in Italia. Un movimento e un partito ruote di scorta
del “mercato”. Cioè, nelle condizioni attuali, degli speculatori - inutile ripercorrere i governi di sinistra della Seconda Repubblica, parlano da soli.
C’è
anche un che di comico in questa disfatta: che la speculazione si sia
impadronita del socialismo accaparrandosene il linguaggio – le riforme, la
crescita, il futuro, un mondo più giusto.
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