Curioso
“grande messaggio di congedo della civiltà absburgica”, come vuole l’editore.
Che probabilmente non esagera: il romanzo – l’“affresco” – è in repertorio come
il capolavoro del romanziere viennese. Ma allora un capolavoro di ironia, non
compassionevole né nostalgico, alla Joseph Roth e la sua “Cripta dei
capuccini”, alla quale viene avvicinato.
La
cifra è del romanzo d’avventure. Seppure nei primi giorni del novembre 1918,
ben drammatici, tra fronti di guerra inutili e ammtinamenti della carne da
macello – i rivoluzionari “consigli dei soldati”, o anche conatdini semplici,
ma non stupidi. E vicino casa. Sul fronte balcanico contro l’artiglieria
francese e la cavalleria inglese. Attorno a una delle capitali dell’impero che
è ostile ma si finge che non lo sia, Belgrado.
L’alfiere
protagonista e narratore, responsabile dello stendardo di reggimento, vede
tutto questo e anche di peggio. Come ai contadini ruteni e polacchi, che il
giorno 4 o 5 – dopo l’armistizio quindi – sono mandati al fronte e si
ammutinano, viene fatto tirare ed alzo zero da uno squadrone di tedeschi: una
carneficina. Come gli ufficiali si ritirano al palazzo imperiale a Vienna,
deicisi a resistere ai consigli popolari, quelli che non sono morti. Ma nessuno
sa cosa in realtà sta succedendo. Compresa la dimissione dell’imperatore, che con
l’imperatrice ne attraversa imperturbato le schiere sparse a palazzo per
lasciare Vienna.
Poi
c’è la storia d’amore. L’alfiere-narratore mette lo stendardo avanti alla
giovane bellissima donna che per tutta l’avventura si mette a rischio, di vita
e dell’onore, per amore suo. Un amore che il civile absburgico concepisce in
termini di “me la dai?”, e “perché non me la dai?”. In tutta serietà. In una
società imbricato di ufficiali, dal generale di corpo d’armata all’alfiere,
tutta di nobili e nobilastri, altro che crogiolo e opportunità. Che delle famose popolazioni dell’impero riconoscenti
parlano come di colonie – “le colonie erano perdute”.
Una
burla? O l’impero era questo, impermeabile al ridicolo?
Alexander
Lernet-Holenia, Lo stendardo,
Adelphi, pp. 309 € 12
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