Geniale
rivisitazione del soldato spaccone – il “vantone” nell’adattamento di Pasolini
- in forma di commedia dell’arte, che ne fece largo uso, e infine di commedia
all’italiana. Un adattamento di Nicola Zingaro, il regista e capocomico di Castalia,
la compagnia romana specializzata nel recupero del teatro classico, fondata
venticinque anni fa da Zingaro e Rocco Militano. I tre generi riuniti in un
filo conduttore scenico che è anche una piccola storia del teatro.
Da
Pirgopolinice, l’archetipo di Plauto, sono germinati vari personaggi esagerati,
sulla scena e sulla pagina, più spesso in forma di “capitan”: Fracassa,
Spaventa, Matamoros, Giangurgolo, Rodomonte, Corazza, Spezzaferro, Spaccamonti,
Rodomonte,Terremoto… Specie dopo che l’Italia diventò spagnola, ma con distinti
caratteri etnici, napoletani, siculi, romaneschi. Il cachet non si è poi perduto, col tramonto della commedia dell’arte,
e ne fa uso perfino Pirandello.
Una
prova dura per gli attori, ormai disabituati dal teatro tv, ma forse anche un
divertimento: riacquistare i tempi, le pause, l’undestartement di un teatro
“fatto col nulla”, che si potrebbe anche tornare a definire farsa, ed è il
miracolo del teatro. Con pochi additivi:
le musiche popolari di Nando Citarella, costumi esagerati, fondali per finta.
Due ore di divertimento puro. Per dire: si può fare teatro classico, si può
fare teatro.
Plauto,
Il soldato spaccone, Teatro
Arcobaleno, Roma
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