Acconci – Muore Vito Acconci, l’artista americano innovativo della Performance (fece scandalo esibendosi nella masturbazione) e della Video Art, poi diffusissima. Senza menzione nei media, nemmeno una breve. Forse perché di genitori meridionali, italiani del Sud – e certo non così popolare, al mercato (da molti anni faceva l’architetto), come ora Cattelan, che impicca i bambini in piazza. Ma si può pensare superato dalla tecnologia: basta Photoshop e siamo tutti video artisti.
Brahmsiana
– L’amore ardente per
Clara Schumann che si dilegua quando lei è libera
Epica - “Epico
è un poema che contiene la storia. La mente moderna (invece) contiene elementi
eterocliti” (E. Pound, “Per conoscere Pound”, 465).
Francia-Germania – Non solo Heine, anche
Rilke a un certo punto si vuole – ci prova - scrittore francese. Anche Benjamin
fu tentato. Non si perde nulla passando dal tedesco al francese?
Germania-Inghilterra - Il rifiuto è
totale dell’inglese, che pure Borges e i linguisti ascrivono allo stesso ceppo
germanico, dei tanti tedeschi che a varie epoche hanno dovuto lasciare la
Germania. Da ultimo da quelli che negli anni di Hitler emigrarono e prosperarono
in America, Brecht, Thomas Mann, Adorno e tutta la Scuola di Francoforte,
Marcuse, Horcheimer, Fromm, Wittfogel,… e che dall’adozione dell’inglese
avrebbero tratto sostanziosi benefici economici . Hannah Arendt, Jonas, Löwith,
Marcuse e tutti gli altri che lavorando nelle università americane dovettero
adottare l’inglese si sentirono e dissero orfani della lingua madre
Giallo
– Un giallo nel giallo c’è a questo punto, di evidenza palmare,
anche se non si rileva. “Vuole
che le racconti una bella storia gialla? Dunque, un tale, dopo molte vicende
avventurose, diventa il capo di una città. A poco a poco però i suoi sudditi
cominciano ad ammalarsi di un male oscuro, una specie di peste. Allora questo
signore si mette a indagare per scoprire la causa del male. Indaga che t’indaga,
scopre che la radice del male è proprio lui e si punisce”. “Edipo”, si risponde
Salvo Montalbano, l’eroe eponimo dei gialli di Andrea Camilleri, dopo essersi
raccontata la storia. Su Edipo, primo giallo della storia e archetipo del
genere, concordava già Oreste del Buono, “I padri fondatori”. Altri si rifanno
invece a Daniele della Bibbia, in buona parte in questo caso apocrifa - il
giallo quindi è doppio. E perché non a Abramo? E Mosè? C’è più di un giallo da
decrittare nelle storie-storia di Mosè?
E in
altre culture? Meglio non addentrarsi.
Il
fatto si presta si presta a molteplici riferimenti in primo luogo per a sua
indefinitezza: giallo? Questa parola italiana molto recente significa parecchie
cose differenti, la detective novel
ma anche il noir, e perfino l’horror,
l’action, l’avventura.
Detto
questo, è logico che come ogni soggetto arrivato improvvisamente al successo il
giallo si dia patenti di nobiltà, risalendo, se possibile, come facevano le
nobili famiglie italiane, a Romolo e Remo.
Giornali – Borges
e Sabato, “Dialogos”, 24, parlano a un certo punto dei giornali.
Sabato: “Ciò che c’è di più nuovo
è il giornale e l’indomani niente è più vecchio”.
Borges: “Questo è sicuro. Nessuno
pensa che bisogna ricordarsi di quello che scrivono i giornali. Un giornale si
scrive per l’oblio, deliberatamente per l’Oblio”.
Sabato: “Come potrebbero
succedere ogni giorno fatti d’importanza trascendentale?”
Borges: “Inoltre, non si sa
subito quali lo sono. La Crocifissione del Cristo fu importante dopo e non
quando avvenne. È per questo che, seguendo il consiglio di Emerson, non ho mai
letto un solo giornale”.
Però, chi sarebbe Borges, e anche
Sabato, senza i giornali?
Intellettuale – È l’uomo della speranza
per Rilke. Della fiducia. Così ne scrive il 6 agosto 1919, dopo la guerra
quindi che l’aveva disorientato, alla contessa Aline Dietrichstein: “È
all’avvenire che l’intellettuale è una volta per tutte alleato e infeudato”.
È vero però che lo fa uomo dell’avvenire
per non prendere partito tra destra e sinistra, “non potendo prendere il partito
di nessuno: né quello dei ricoltosi ciechi, né quello degli uomini che opponevano
al loro delirio spesso criminale vecchi metodi non meno ingiusti e non meno inumani;
l’avenire non era né da un lato né dall’altro”. L’intellettuale va disimpegnato
piuttosto che impegnato?
Prima
persona - La
prima persona toglie una variabile su cui poter giocare: l’incerto destino del
protagonista. Ma a partire dall’“Odissea” ogni racconto è in prima persona.
Ogni racconto di storie uncommon.
De Staal – Madame de Staal apre il
Settecento come la quasi omonima de Staël lo chiude: due ambizioni
probabilmente uguali, due mondi diversi. Un accenno di Diderot a Mme de Staal rinchiusa
alla Bastiglia per “partecipazione attiva” alla congiura di Cellamare nel 1718
(una presunta congiura spagnola per impadronirsi del trono di Francia contro il
giovanissimo Luigi XV e la sua Reggenza) apre uno spaccato a sorpresa del mondo
femminile e delle donne di lettere all’epoca. La congiura sarebbe stata ordita
in Francia dalla duchessa du Maine, figlia del Gran Condé, che aveva sposato un
figlio della Montespan, bastardo riconosciuto di Luigi XIV, e voleva che fosse
incluso nella successione al trono. Della duchessa era da qualche anno confidente
e amante Sophie Delaunay, la futura de Staal.
“Rose Delaunay”, al secolo Marguerite-Jeanne
Cordier de Launay, baronessa de Staal, ambiva scrivere e in
effetti lascerà apprezzate raccolte di “Lettere”, e le “Memorie”, che
Sainte-Beuve immortalerà. Ma era una che andava di fretta. Prese il nome della
madre, Rose, per usarne anche il nome di famiglia, che si gloriava della particella
“de”. Cancellando il padre, un Cordier, pittore, che dovette espatriare a
Londra per motivi che la futura madame de Staal non spiegherà. Si toglieva gli
anni, una diecina, era nata nel 1684 e non nel 1693 come diceva, e quindi
sposerà il barone de Staal a 51 anni. Senza peraltro fascino fisico. Era
diventata confidente della duchessa du Maine a 27 anni, come domestica, ma
diceva di averne 18, e conobbe l’amore, dirà nelle “Memorie”, quando ne aveva
36 ed era rinchiusa alla Bastiglia. Dove passò cinque mesi ed ebbe un incontro
e un rapporto, breve, con un cavaliere de Ménil, non altrimenti noto, al quale
scriverà molte lettere – l’unico amore, dirà nelle “Memorie”: “Fu quello il solo periodo felice
della mia vita. Chi mi avrebbe detto che proprio lì mi aspettava la felicità, e
che in nessun altro luogo l’avrei mai più trovata?”.
Era anche un secolo, il Sei–Settecento, pieno di donne eminenti. Di cui
Victor Cousin, il filosofo-storiografo che mise il pensiero francese al passo
di quello tedesco come “superiore”, scrisse numerose agiografie. Il femminismo
deve rivedere alcune ricostruzioni.
letterautore@antiit.eu
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