Arte
degenerata – Non
era tutta l’arte moderna, Hitler e Goebbels facevano eccezioni. Per gli
espressionisti, Munch, Nolde, Kirchner, per esempio, per lo scultore Barlach.
Per altri meno noti ma non meno innovativi. Artisti modernisti se non proprio
d’avanguardia erano membri del partito nazista. Hitler salvava l’Espressionismo
“nordico”.
Civetteria – È adescamento – e per questo, in
questa valenza, accantonata. Ma di valenza positiva. Gertrude Stein ne fa il
caso in “Come volevasi di mostrare”, a proposito di un arredamento che invita
all’amore: “È vero delle stanze come degli esseri mani che un solo tratto bello
è sufficiente e come una donna francese si veste per quell’unico lineamento sì
da metterlo in evidenza e non far notare nient’altro…”.
L’amore è una scoperta progressiva e lenta, il racconto di G. Stein
è in questo tradizionale. La novità limita al saffismo. E si rivela alla
lettura, alla lettura di Dante, della “Vita nova”. Ma ha un’altra maniera di
porre la cosa, originale: Adele si sveglia “improvvisamente dalla sua lunga
apatia emotiva”, in età adulta, senza saperlo. Per effetto di un corteggiamento
subliminale, non dichiarato cioè, e insistito: viene svegliata all’emozione
tramite l’attrazione.
Il tempo del racconto è anche quello in cui la civetteria era un
valore, come la festa, la vacanza, l’innamoramento, la gelosia, il piccolo è
bello, l’attimo fuggente. La pratica non si riduceva al consumo, e al rapporto
qualità-costo, di tempo, impegno, energia.
Il sesso free ha ucciso
la civetteria – se si riguarda la “storia dell’amore” sullo sfondo di questo
racconto del 1903? In letteratura e nella vita. Ma si può anche sostenere che
ha ucciso pure il sesso – in letteratura certamente: non se ne fa più, e se si
fa suona falso.
Eroe – È misantropo, e misogino, nella
letteratura ora popolare – i gialli, l’avventura, la fantasy. Dopo essere stato
per un paio di millenni, dall’“Iliade” in poi, il difensore o il salvatore
della bella, il cultore dell’amore.
Questo non lo è più da tempo, da quando
al letteratura s’è imborghesita, nell’era dell’economia. Or è disappetente. Se
non in forme negative: l’eroe si assottiglia, invece di affermarsi ambisce a
cancellarsi, quando ancora ambisce a qualcosa. È assente nelle storie omosessuali.
E dove usa, nei gialli, è solitario: Dupin e Sherlock Holmes, Maigret, Poirot,
Marlowe, Sam Spade, Carvalho, Montalbano. O allora impegnato, di rado, solo a
letto, un colpo e via.
Il declino viene col femminismo –
l’indifferenza al genere? O con l’inappetenza consumista?
Guerra – “Il vero esercito non è fatto
dei vivi ma dei morti”, Lernet-Holenia, “Lo stendardo”.
Hölderlin – Presto dimenticato, già in
vita – morì nella disattenzione dopo la lunga “follia”. Fu riscoperto da
Dilthey negli anni 1860. E ristampato cinquant’anni dopo. Come poeta classico e
romantico insieme.
Anche Heidegger, al quale si deve il
contributo critico di maggiore peso, se non spessore, lo scoprì tardi, in
prossimità dei suoi cinquant’anni. Erigendogli, è vero, un monumento. Ma con
due attributi problematici. Come il poeta della grecità, della Germania greca,
nel solco dell’arianesimo - cui però Hölderlin è del tutto estraneo, in versi e
in prosa. E della paganizzazione della teologia cristiana – da cui il pio
Hölderlin si sarebbe ritratto probabilmente inorridito: lui cristianizza tutto,
nella compassione, nell’animizzazione.
Irlanda – È terra d’esilio, da cui
esiliarsi? “Oh Irlanda”, Gay Talese fa dire a Peter O’Toole sull’aereo per
Dublino (in “Frank Sinatra ha il raffreddore”, 141), “è la scrofa che odia i
suoi porcellini”. In poche parole il
destino della parte migliore forse dell’Irlanda. Certamente dei suoi letterati:
in nessun altro paese si contano tanti espatri volontari, e di così gran lustro
– successivamente all’espatrio. Joyce naturalmente, Beckett, Yeats, Synge,
O’Casey, O’Brien. E Wilde, e indietro fino a Swift.
Montalbano . Carlo degli Esposti si
diminuisce con D’Orrico sulla “bionda nordica, preferibilmente straniera” del suoi
Montalbano e Maltese in tv: è “la trappola del Maestro”, dice, Camilleri. Che
fa machiavellico: “Se metti una bionda nordica susciti nelle lettrici e nelle
telespettatrici una gelosia bestiale”.
In realtà Livia è nordica ma non suscita nessuna gelosia, perché
Montalbano non la sopporta. Ingrid semmai, la donna libera e forte. Che però è
la figura femminile che sola si confà a Montalbano, mezzo notabile salveminiano
e mezzo “fascistone”. Carlo ha voluto minimizzare il contributo suo, e di
Sironi, al Montalbano televisivo. E anche le ragioni della distribuzione – e
inizialmente della coproduzione.
Morte – “La morte inizia quando
qualcuno accetta di essere morto”, è saggezza dei “patagoni, nella solitudine
dei loro rancho”, assicura Luis Sepúlveda, “Patagonia Express”, 20.
Pessoa – È come sarà Foucault,
prefazione a “Archeologia del sapere”, 1969: l’autore che dichiara la fine dell’autore E annuncia che non sarà
mai lo stesso, quella pretesa la lascia all’anagrafe. Creatore in continuo
dunque, seppure di se stesso. Proprio
come l’autore, che si vuole proteiforme, costante e mutevole con i personaggi
che crea. “I libri sono come tunnel, che si scavano per fuggire a se stesso” è massima
di Foucault, secondo Maurizio Ferraris.
Traduzione – Trasforma anche Dio, dopo
la filosofia – il Dio dei sacri testi. A partire dal “vanitas vanitatum” dell’“Ecclesiaste”, annientato da
Ceronetti apprendista semitista. Ora il “Dio degli Eserciti” dei “Salmi” è
trasformato in “Signore dell’universo”.
òetterautore@antiit.eu
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