Anamorfosi – È la forma di lettura del predente
(contemporaneo).
“Per capire il presente dobbiamo imparare a guardarlo di sbieco”, Carlo
Ginzburg, “Paura, reverenza, terrore”, p. 53.
Capire il presente non è impossibile, ma
bisogna guardarlo di traverso. Da posizione defilata e non frontale.
Consumismo –
Genera inappetenza. La disponibilità non suscita il desiderio, lo spegne. Il consumo
genera solo altro consumo, se genera qualcosa. O allora niente. Per una sorta
di rigetto da indigestione. Come di un vizio che si sopporta, limandolo,
limitandolo, ma senza piacere.
Decadenza – È pessimista, da
Rutilio Namaziano a Santo Mazzarino. La coscienza della decadenza in qualche
modo no, da Foucault a Mazzarino, e a Namaziano.
Don Giovanni – È uno
Scrooge del sesso, un avaraccio. È qui la tristezza di quello classico, di Da Ponte:
uno impotente a nutrire un sentimento, sia pure di sola curiosità, perché
limitato dal possesso. Il possesso lo ha occupato, e lo domina anche quando non
sa o non vuole più esercitarlo.
Heidegger – È l’equivalente
della contemporanea rivoluzione scientifica, della relatività, l’indeterminazione,
la fisica dei quanti – l’adattamento del pensiero alla contemporaneità. Oltre
che autorità in materia di fenomenologia,
ermeneutica, logica e linguaggio, ontologia, teologia, scienza, tecnica,
decostruzione, il post-moderno e il pensiero debole, la poesia, l’architettura,
la ginnastica e lo sport. Studiato in ottant’anni più che Platone in duemila e
passa. Solo la musica ne è libera, con l’etica e la politica. Ma i poeti che
vanno a trovarlo, Celan, Bachmann? Nelly Sachs che gli scrive? Non sono
coincidenze, sono fatti duri.
È lui stesso la contemporaneità. Ambiziosa e ambigua.
Rivoluzionaria, nel senso del rovesciamento. Che inevitabilmente finisce
irrisolta, ma un passo più in là – un gradino più in su?
Ironia
–
È scivolosa, in equilibrio instabile: una messa a fuoco sfuocata. Una pausa, un’attesa,
non ricattatoria. Nelle forme espressive che preferisce: allusione, paradosso, sillogismo,
interrogativa, interrogativa negativa. O altrimenti un attacco, un’arma da
assalto. Quella di Socrate, l’ironista per eccellenza, non è né l’una né l’altra:
ma era una difesa. Cioè una forma di resa, l’ironia non protegge.
Morte
–
Con Hegel muore Dio, con Nietzsche l’uomo, e ancora con Foucault. E quello che
vediamo cos’è? Nietzsche e Foucault compresi.
Potere
–
Buono\cattivo, giusto\ingiusto non sono esiti della coscienza ma (Nietzsche,
Foucault) del potere? Sono formulazioni che il potere ha individuato e imposto,
ai fini della sua perpetuazione, non c’entra la verità. Ma la verità, che pure
c’è, non sarebbe allora il potere? Anche perché buona e giusta è la forza,
cattiva e ingiusta la debolezza, ma non sempre, talvolta il potere ha interesse
a rigirare la frittata. Non solo in senso politico (c’è anche il potere dei
deboli). Ma in senso euristico: la verità accetta molte frattaglie, anzi si fa
corona di lacerti e minutaglie, compresi i buchi e gli interstizi, e miraggi.
Seduzione
–
È il terreno della coabitazione, Della socialità. Della convivialità. Era, poiché
la durezza della verità vi si vuole sostituita, per onestà, e per aderenza al
reale. Alle cose-persone quali sono, senza maschere.
Il rapporto vero-reale di fatto è però arido
e sterile. Non è lecito rivoltare l’equivalenza: che essendo arido e sterile il
vero-reale non è vero né reale. Ma che il rapporto – ogni rapporto – è fatto di
modi sì: gentilezza, disponibilità, desiderio di piacere.
Jonathan Franzen, “Purity”, ha “la terra
desolata della seduzione”. Ma intende quella sessuale, da notte al bar per singoli, da catalogo
dongiovannesco, del genere condanna. Don Giovanni ne è il caso in entrambi i
sensi, della seduzione sprecata, giusto per il letto, e quindi poi dell’incapacità
della seduzione, della prodigalità.
Stupidità – È riconoscibile
in quanto si prende per intelligenza. Mentre l’intelligenza sa di avere dei
limiti, tra essi la stupidità.
Suicidio
–
È pur sempre una forma di omicidio. Non offensivo, non a danno altrui, ma è pur
sempre dare la morte. La vecchia equivalenza ritorna più evidente col suicidio
assistito.
È più evidente ora anche la sua
rilevanza sociale, e quindi una forma di aggressione, sia pure indiretta o
subordinata. Sempre nel suicidio assistito, cioè agevolato, a un prezzo. E nel
Blue Whale, l’istigazione al suicidio su internet.
Tempo – “L’orologio serve
a pesare i ritardi”, è superiore filosofia di uno scolaro della Patagonia
argentina, secondo Luis Sepùlveda, “Patagonia Express”. È il solito problema: il
tempo si perde o si guadagna? Lo stesso si può dire che l’orologio crea il
tempo.
È il ritardo che non quadra con il
tempo. Non in assoluto – si è in ritardo su un appuntamento, e cioè un impegno (anche
quando l’impegno non è personale, un atto di volontà, ma naturale: fisiologico,
stagionale, sociale).
zeulig@antiit.eu
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