sabato 13 maggio 2017

Una ventata di anarchia in buon toscano

Un libro di divagazioni all’apparenza. Il reduce di tante guerre e tanto chiasso politico, il giornalista polemista, stanco degli orrori di “Kaputt” e “La pelle”, i racconti della guerra e del feroce dopoguerra, torna a casa e fa l’elogio del popolo natìo. Ma per modo dire: quel popolo è diviso sempre e comunque, da odi anche truculenti, di campanile e familiari. Divertendosi quindi a prenderlo – prendersi – anche in giro. Per essere sboccato, fazioso, cinico, presuntuoso, perfino  crudele. E il migliore è il più insolente di tutti: il pratese – Malaparte - che è anche becero, rissoso, riottoso.
Questo soprattutto. Alla Toscana Malaparte paga omaggio, per la tradizione di poesia e arte, di studi e di opere. Ma soprattutto crea, al modo toscano, o forse fiorentino (ma sarebbe ingiuria per un pratese), per antifrasi, un mondo e un modo di libertà. Attraverso l’irriducibilità. Che può essere dispersiva e inconcludente, ma è terreno di semina fertile – il mondo dovrebbe imparare dai suo toscani a “sputare in bocca ai potenti”.
Un libro semiserio, di umori. Persistenti malgrado l’assunto provincialista. Ma non tanto per l’allegria e le spiritosaggini: regge al tempo perché è “scritto bene”, e perché è di più che gli umori che esibisce. È uno scatto di orgoglio, di uno scrittore che andava a finire contestato e isolato, sebbene si apprestasse a essere seppellito con l’acqua santa e la bandiera rossa, come voleva (“Maledetti toscani” è del 1956, la morte sopraggiungerà l’anno dopo). Per dire una cosa che oggi appare ancora più giusta, un bisogno più urgente: la libertà di essere, e anche di sbagliare, la libertà come irriducibilità. Un sottile anarchismo, anche sotto la rispettabilità cui ambiva. Che è la via su cui sta riacquistando l’onorabilità dopo la lunga censura.
Notevole il recupero – forse il viatico della gradevole lettura – dei modi grammaticali e sintattici di scuola. Dell’italiano (toscano) del Quattro-Cinquecento. Adattato, scorrevole, senza le accentuazioni e tortuosità che gli infliggeva Gadda: per accentuarne la naturalezza e non la speciosità.
Curzio Malaparte, Maledetti toscani, Adelphi, pp. 220 € 13

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