Una
rivoluzione interrotta: il bolscevismo interruppe il moto rivoluzionario che
agitava la Russia da almeno una dozzina d’anni, dal 1905. Presto degenerata in
guerra civile, a opera di Lenin e Trockij, i leader bolscevichi. E in dittatura
sterminatrice, con Stalin e la sovietizzazione forzata. Lo stesso Trockij non
ne esce bene, che ha avuto a lungo opinione favorevole, dopo la rottura con
Stalin: era uno sterminatore, forswe solo meno cupo di Stalin.
Un’evocazione
agile, non un libro di storia, né di sociologia politica: storico della
letteratura, Carpi si limita a dire le ragioni degli uni e degli altri. Con un
nesso di fondo, però, che è nella stessa unicità del suo lavoro. Quasi: le
celebrazioni dei cento anni della Rivoluzione d’Ottobre si segnalano per il
silenzio.
Non
c’è un bilancio della rivoluzione d’Ottobre. Cioè, non si riesce a farne uno
positivo. Per qualche aspetto. Le conquiste dei lavoratori, sindacali,
assistenziali, previdenziali, erano già avvenute. Perfino il Primo Maggio era
acquisito. Il sovietismo semmai ne bloccò possibili sviluppi, erigendosi a
nemico piuttosto che a motore dello svilppo - del reddito, del benessere, della
giustizia sociale. Dando alle masse, con la propaganda (il mai abbastanza
valutato Willi Münzenberg) e con la forza della Russia, un illusorio
romanticismo rivoluzionario. Presto peraltro spento – i comunisti italiani più
che altro avevano il fegato marcio, per la tanta tattica.
Guido
Carpi, Russia 1917, Carocci, pp. 199
€ 17
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