Il
Sud è profondo?
“La
vicenda d’un italiano coraggioso che viene intervistato dalle tv di mezzo mondo
e ha ispirato Alejandro González Iñarritu per la trama di «The revenant», che
ha procurato a Leonardo Di Caprio il premio Oscar” finisce sul “Corriere della
sera” nella posta dei lettori. L’ “italiano coraggioso” si chiama Mauro Prosperi
e ha il difetto di essere di Catania – è nato a Roma ma vive a Catania. Non un
minimo di curiosità giornalistica.
L’orientalista
Edward W. Said, che voleva bene a Conrad, di cui scrisse molto, “Joseph Conrad
and the Fiction of Autobiography”, in qualche modo lo massacra: la marineria di
“Linea d’ombra” è espressione della fede di Conrad nell’“europeismo”, e la
“decomposizione” del narratore nello stesso racconto quindi un riflesso della
disintegrazione dell’Europa.
Di
tutti i pregiudizi, il localistico è forse il più perverso. Dell’orientalismo,
nel caso di Said, contro l’Occidente e l’Europa. Del Nord nei confronti del Sud
più comunemente – anche l’inverso.
Si
può battere la mafia? Sì, considerandola mafia. È la lezione di Falcone, che si
celebra inutilmente.
Nel
saggio sulla fiera del porno che apre la raccolta “Considera l’aragosta”,
David Foster Wallace mette in scena a un certo punto una Jasmine St. Claire primatista di gang bang,per averlo fatto con 300 uomini di fila.
Di cui osserva breve, in nota: “Miss Jasmine St. Claire capita che sia nella
vita reale la nipote del defunto capo di
tutti i capi Paul Castellano, assassinato nel 1984 almeno in parte perché
si opponeva al coinvolgimento della mafia in «imprese illegali» come i
narcotici e il porno”. Il ridicolo l’avrebbe ucciso prima.
In
una nota del 1923, “Analysis des Zustands von Mitteleuropa”, Walter Benjamin
prospetta l’ultima utopia del Sud – del Sud Italia, dove veniva in vacanza con
gli amici, Kracauer, Ernst Bloch, e poi s’innamorerà, di Asja Lacis. L’analisi,
dove va la Mitteleuropa, è pre-Scuola di
Francoforte, pessimista cioè un po’ snob sulla tecnica, la
riproducibilità tecnica elevando a conformismo. All’uniformità Benjamin
oppone il Sud, come “un punto di fuga extraterritoriale, che in rappresentazioni
utopiche si permettono ancora la vera vita" – almeno allo sguardo degli
stranieri in vacanza, del Nord”.
Sudismi/sadismi
Cazzullo è andato a Taormina per il G 7 e ha fatto la
scoperta della Sicilia, la quale era stata scoperta prima di Asti. Generoso per
questo: “Ho seguito il G 7 e sono rimasto colpito non solo dall’efficienza
organizzativa ma anche dalla capacità di accoglienza degli abitanti di
Taormina, delle frazioni, dei comuni vicini”. Il piccolo esploratore.
Il Sud è pieno di buone notizie, oltre che di cattive. Ma
sui giornali, del Sud e del Nord, vanno solo le cattive. Anche se fruste e
noiose. Ma è colpa del Sud o del giornalismo?
Il Nord e pieno di cattive notizie, oltre che di buone. Ma
le occulta. Per esempio i soli mafiosi al Nord sono i rifiuti della ‘ndrangheta,
quelli che al paese trattavano male.
La Treccani porta al festival “Trame” – “dedicato alle
mafie” – di Lamezia Terme, che si apre domani, “L’inganno delle parole”. Una
ricerca sulle parole della mafia. Che l’Accademico della Crusca Giuseppe Patota
così ha spiegato in anteprima a Raffaella De Santis sul “Robinson” l’altra
domenica: “La mafia ha selezionato parole funzionali all’immagine che voleva
dare di sé. Ha scelto parole come «amico», o «famiglia»”. E “onore”, aggiunge, e
“cupola”: “L’uso di «cupola» nel senso di «cupola mafiosa» ha rovinato una delle
parole più belle della nostra storia culturale…”.
La mafia non è in grado di selezionare le parole. La “cupola”
è mediatica. L’onore è di tutti – ma ormai più di nessuno, è un valore-disvalore.
“Amico” (e “cugino”, carbonaro) era professione di fratrie adolescenziali,
qualche decennio fa. L’“amico degli amici” è di Rosvita, che era una
monaca, tedesca, dell’Ottocento, prima del Mille.
Ma, certo, le parole sono appropriabili, non ci sono
dominion. “Celebrare” le mafie è invece un inganno. Surrettizio ma evidente.
Sono
curiosi questi mafiosi che straparlano, Graviano dopo Riina. I capi, non dei
killer qualunque. Cioè strani: si sa che i mafiosi sono tragediatori e
raggiratori, ma uno che è all’ergastolo, al carcere duro, si penserebbe
disinnescato nel suo potere di nuocere.
Parlano
per chi li deve intendere, si dice. Ma no, fanno quello che sono: i mafiosi. Millantatori.
Senza più la lupara né l’autobomba. Ma, certo, col potere di nuocere - il
potere di nuocere, diceva Hobbes, ce l’hanno anche gli scorfani. Il problema vero
è che si fa di questi capi mafiosi, nemmeno pentiti per finta, dei testimoni di
verità.
Il mafioso Graviano si vanta di avere avuto la moglie in cella
per alcuni giorni, al 41 bis, introdotta nel cesto della biancheria. Titoli, pagine,
Fantomas. Non è solo odio o disprezzo del Sud - o forse di Berlusconi, che Graviano nomina.
È opinione “qualificata”, “la Repubblica”, “Corriere della sera”, che
trufola nel truogolo.
Si esalta il mafioso Graviano nel mentre che lo si vuole ingenuo confessore dei propri peccati col compagno di passeggio nell’ora d'aria - Graviano oggi come già Riina tre anni fa. Si esaltano i mafiosi ma si considerano cretini, che parlano al primo venuto.
Si esalta il mafioso Graviano nel mentre che lo si vuole ingenuo confessore dei propri peccati col compagno di passeggio nell’ora d'aria - Graviano oggi come già Riina tre anni fa. Si esaltano i mafiosi ma si considerano cretini, che parlano al primo venuto.
Le mafie
Naturalmente
non è mafia, la mafia è al Sud, e anzi è azione civile, la Toscana è la
culla della civiltà. Ma ne ha le caratteristiche: il sopruso, la furberia, il
pizzo, l’arricchimento a danno di altri. Lungo l’Aurelia, che i comuni del
basso grossetano, virtuosi, hanno voluto immuni dall’autostrada.
Il
trucco è semplice. Variare in continuazione la velocità di transito, da 90 a
70, 60, 50, anche 30 kmh, mediamente ogni km: ci sono almeno 400 paline negli
80 km scarsi da Montalto di Castro a Grosseto. E subito dietro il segnale di
riduzione piazzare il rilevatore di velocità. L’automobilista che non frena, cioè
tutti, è fregato. Multe da 120 euro in su.
È
così che la provincia di Grosseto ha il più alto numero di multe per eccesso di
velocità pro capite. Anche perché le multe si fanno ai dannati del transito, i
locali sanno dove il rilevatore oggi è appostato.
Una
forma di banditismo di transito. Cui la Maremma non è nuova, è sempre stata
terra di banditi di passo. Taglieggiavano i pellegrini, della Francigena, della
Firenze-Siena. Tutto però – furbizia suprema, molto mafiosa – inappellabile:
chi ha da obiettare ai controlli di velocità, alla sicurezza, alla protezione
dell’ambiente, alla natura, alle tasse?
Il
Codice della Strada è preciso, al 162, 6 bis: “Le
postazioni di controllo sulla rete stradale per il rilevamento della velocità
devono essere preventivamente segnalate e ben visibili, ricorrendo all’impiego
di cartelli o di dispositivi di segnalazione luminosi”. I Comuni del basso grossetano
lo risolvono con “idoneo cartello verticale”, quello ammonitorio che troviamo
ogni pochi km. di strada. Multe tutte “verticali”. Nell’indifferenza del
prefetto, che a Grosseto forse non c’è – non avevano abolito le province? Col
patrocinio del giudice di pace di Orbetello: famoso perché nessun automobilista
mai ha vinto un ricorso.
Ma non è una cosca. È protezione dell’ambiente. Della salute pubblica.
Del benessere. Del diritto. Della legge. La parole contano, dicono tutto.
Non una denuncia
mai di un terrorista dai cinquanta o cento milioni di mussulmani che vivono in
Europa, denunciava questo sito dopo il London Bridge. Nemmeno anonima. Anche se
il terrorismo potrebbe danneggiarli. Loro più che gli europei.
Negli Usa migliaia, forse milioni, di
mussulmani hanno subito angherie burocratiche e poliziesche dopo l’11
Settembre, e le stragi successive. Ma nessuno vede né sente.
Per non dire di un pentito, che pure potrebbe
avvalersi delle protezioni legali, negli Usa e in Europa, e quindi senza rischi
e con benefici. Però, è da aggiungere, non è diverso in un paese arabo o
mussulmano.
Il tutto mafia è concetto localizzato. Tutto è
mafia al Sud. A Milano la mafia è di quattro ‘ndranghetisti calabresi, non
molto vispi all’origine, poiché nessuno al paese li ricorda, più ignoranti e
intriganti che altro. Nemmeno violenti, anzi vantoni, mentre il mafioso
tipicamente si nega. Non c’è la droga a Milano, che è la città che ne consuma
di più. Nessun traffico di capitali. Armi. Veleni. Non a Milano.
leuzzi@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento