martedì 20 giugno 2017

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (329)

Giuseppe Leuzzi

Il Sud è profondo?

“La vicenda d’un italiano coraggioso che viene intervistato dalle tv di mezzo mondo e ha ispirato Alejandro González Iñarritu per la trama di «The revenant», che ha procurato a Leonardo Di Caprio il premio Oscar” finisce sul “Corriere della sera” nella posta dei lettori. L’ “italiano coraggioso” si chiama Mauro Prosperi e ha il difetto di essere di Catania – è nato a Roma ma vive a Catania. Non un minimo di curiosità giornalistica.

L’orientalista Edward W. Said, che voleva bene a Conrad, di cui scrisse molto, “Joseph Conrad and the Fiction of Autobiography”, in qualche modo lo massacra: la marineria di “Linea d’ombra” è espressione della fede di Conrad nell’“europeismo”, e la “decomposizione” del narratore nello stesso racconto quindi un riflesso della disintegrazione dell’Europa.
Di tutti i pregiudizi, il localistico è forse il più perverso. Dell’orientalismo, nel caso di Said, contro l’Occidente e l’Europa. Del Nord nei confronti del Sud più comunemente – anche l’inverso.

Si può battere la mafia? Sì, considerandola mafia. È la lezione di Falcone, che si celebra inutilmente.
Nel saggio sulla fiera del porno che apre la raccolta “Considera l’aragosta”, David Foster Wallace mette in scena a un certo punto una Jasmine St. Claire primatista di gang bang,per averlo fatto con 300 uomini di fila. Di cui osserva breve, in nota: “Miss Jasmine St. Claire capita che sia nella vita reale la nipote del defunto capo di tutti i capi Paul Castellano, assassinato nel 1984 almeno in parte perché si opponeva al coinvolgimento della mafia in «imprese illegali» come i narcotici e il porno”. Il ridicolo lavrebbe ucciso prima.

In una nota del 1923, “Analysis des Zustands von Mitteleuropa”, Walter Benjamin prospetta l’ultima utopia del Sud – del Sud Italia, dove veniva in vacanza con gli amici, Kracauer, Ernst Bloch, e poi s’innamorerà, di Asja Lacis. L’analisi, dove va la Mitteleuropa, è pre-Scuola di Francoforte, pessimista cioè un po’ snob sulla tecnica, la riproducibilità tecnica elevando a conformismo. All’uniformità Benjamin oppone il Sud, come “un punto di fuga extraterritoriale, che in rappresentazioni utopiche si permettono ancora la vera vita" – almeno allo sguardo degli stranieri in vacanza, del Nord”.

Sudismi/sadismi
Cazzullo è andato a Taormina per il G 7 e ha fatto la scoperta della Sicilia, la quale era stata scoperta prima di Asti. Generoso per questo: “Ho seguito il G 7 e sono rimasto colpito non solo dall’efficienza organizzativa ma anche dalla capacità di accoglienza degli abitanti di Taormina, delle frazioni, dei comuni vicini”. Il piccolo esploratore.

Il Sud è pieno di buone notizie, oltre che di cattive. Ma sui giornali, del Sud e del Nord, vanno solo le cattive. Anche se fruste e noiose. Ma è colpa del Sud o del giornalismo?
Il Nord e pieno di cattive notizie, oltre che di buone. Ma le occulta. Per esempio i soli mafiosi al Nord sono i rifiuti della ‘ndrangheta, quelli che al paese trattavano male.

La Treccani porta al festival “Trame” – “dedicato alle mafie” – di Lamezia Terme, che si apre domani, “L’inganno delle parole”. Una ricerca sulle parole della mafia. Che l’Accademico della Crusca Giuseppe Patota così ha spiegato in anteprima a Raffaella De Santis sul “Robinson” l’altra domenica: “La mafia ha selezionato parole funzionali all’immagine che voleva dare di sé. Ha scelto parole come «amico», o «famiglia»”. E “onore”, aggiunge, e “cupola”: “L’uso di «cupola» nel senso di «cupola mafiosa» ha rovinato una delle parole più belle della nostra storia culturale…”.
La mafia non è in grado di selezionare le parole. La “cupola” è mediatica. L’onore è di tutti – ma ormai più di nessuno, è un valore-disvalore. “Amico” (e “cugino”, carbonaro) era professione di fratrie adolescenziali, qualche decennio fa. L’“amico degli amici” è di Rosvita, che era una monaca, tedesca, dell’Ottocento, prima del Mille.
Ma, certo, le parole sono appropriabili, non ci sono dominion. “Celebrare” le mafie è invece un inganno. Surrettizio ma evidente.  

Sono curiosi questi mafiosi che straparlano, Graviano dopo Riina. I capi, non dei killer qualunque. Cioè strani: si sa che i mafiosi sono tragediatori e raggiratori, ma uno che è allergastolo, al carcere duro, si penserebbe disinnescato nel suo potere di nuocere.
Parlano per chi li deve intendere, si dice. Ma no, fanno quello che sono: i mafiosi. Millantatori. Senza più la lupara né l’autobomba. Ma, certo, col potere di nuocere - il potere di nuocere, diceva Hobbes, ce l’hanno anche gli scorfani. Il problema vero è che si fa di questi capi mafiosi, nemmeno pentiti per finta, dei testimoni di verità.

Il mafioso Graviano si vanta di avere avuto la moglie in cella per alcuni giorni, al 41 bis, introdotta nel cesto della biancheria. Titoli, pagine, Fantomas. Non è solo odio o disprezzo del Sud - o forse di Berlusconi, che Graviano nomina. È opinione “qualificata”, “la Repubblica”, “Corriere della sera”, che trufola nel truogolo.
Si esalta il mafioso Graviano nel mentre che lo si vuole ingenuo confessore dei propri peccati col compagno di passeggio nell’ora d'aria - Graviano oggi come già Riina tre anni fa. Si esaltano i mafiosi ma si considerano cretini, che parlano al primo venuto.

Le mafie
Naturalmente non è mafia, la mafia è al Sud, e anzi è azione civile, la Toscana è la culla della civiltà. Ma ne ha le caratteristiche: il sopruso, la furberia, il pizzo, l’arricchimento a danno di altri. Lungo l’Aurelia, che i comuni del basso grossetano, virtuosi, hanno voluto immuni dall’autostrada.
Il trucco è semplice. Variare in continuazione la velocità di transito, da 90 a 70, 60, 50, anche 30 kmh, mediamente ogni km: ci sono almeno 400 paline negli 80 km scarsi da Montalto di Castro a Grosseto. E subito dietro il segnale di riduzione piazzare il rilevatore di velocità. L’automobilista che non frena, cioè tutti, è fregato. Multe da 120 euro in su.
È così che la provincia di Grosseto ha il più alto numero di multe per eccesso di velocità pro capite. Anche perché le multe si fanno ai dannati del transito, i locali sanno dove il rilevatore oggi è appostato.
Una forma di banditismo di transito. Cui la Maremma non è nuova, è sempre stata terra di banditi di passo. Taglieggiavano i pellegrini, della Francigena, della Firenze-Siena. Tutto però – furbizia suprema, molto mafiosa – inappellabile: chi ha da obiettare ai controlli di velocità, alla sicurezza, alla protezione dell’ambiente, alla natura, alle tasse?
Il Codice della Strada è preciso, al 162, 6 bis: “Le postazioni di controllo sulla rete stradale per il rilevamento della velocità devono essere preventivamente segnalate e ben visibili, ricorrendo all’impiego di cartelli o di dispositivi di segnalazione luminosi”. I Comuni del basso grossetano lo risolvono con “idoneo cartello verticale”, quello ammonitorio che troviamo ogni pochi km. di strada. Multe tutte “verticali”. Nell’indifferenza del prefetto, che a Grosseto forse non c’è – non avevano abolito le province? Col patrocinio del giudice di pace di Orbetello: famoso perché nessun automobilista mai ha vinto un ricorso.
Ma non è una cosca. È protezione dell’ambiente. Della salute pubblica. Del benessere. Del diritto. Della legge. La parole contano, dicono tutto.

Non una denuncia mai di un terrorista dai cinquanta o cento milioni di mussulmani che vivono in Europa, denunciava questo sito dopo il London Bridge. Nemmeno anonima. Anche se il terrorismo potrebbe danneggiarli. Loro più che gli europei.
Negli Usa migliaia, forse milioni, di mussulmani hanno subito angherie burocratiche e poliziesche dopo l’11 Settembre, e le stragi successive. Ma nessuno vede né sente.
Per non dire di un pentito, che pure potrebbe avvalersi delle protezioni legali, negli Usa e in Europa, e quindi senza rischi e con benefici. Però, è da aggiungere, non è diverso in un paese arabo o mussulmano.

Il tutto mafia è concetto localizzato. Tutto è mafia al Sud. A Milano la mafia è di quattro ‘ndranghetisti calabresi, non molto vispi all’origine, poiché nessuno al paese li ricorda, più ignoranti e intriganti che altro. Nemmeno violenti, anzi vantoni, mentre il mafioso tipicamente si nega. Non c’è la droga a Milano, che è la città che ne consuma di più. Nessun traffico di capitali. Armi. Veleni. Non a Milano.

leuzzi@antiit.eu 

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