La fontanella all’angolo con via Torre, dove darsi una
risciacquata dopo aver portato i sacchi ai cassonetti, è munita d’interruttore
a pressione. Un cane non identificabile – non di razza – finisce le abluzioni e
prende ad abbeverarsi alla cannella. Il getto è violento, l’acqua gli rimbalza
sulla lingua più che scendergli in gola, il caldo è già forte, la bevuta dura
due minuti, anche tre. O è il sole senza ombra che batte sulla fontanella a
rendere l’attesa interminabile. Dopodiché il padrone, che gli ha tenuto affettuoso
premuto il pulsante, se ne va senza un cenno, né di scusa né di saluto.
È faccia conosciuta, di un regista di qualche notorietà, e
forse pensa che la gente in coda voglia disturbarlo. O forse la vita col cane è
come una vita di copia, che si esclude il mondo.
La fontanella all’angolo con via Torre è stata munita d’interruttore
a pressione dopo il grande caldo del 2005, quando si temette l’effetto serra e
la siccità. Ma l’analoga al mercato di via Niccolini è stata lasciata scorrere.
Forse si voleva creare una fontana per i cani, che non bevessero allo scolatoio
ma alla cannella.
Ma, poi, non si sa come raccontarla. Che vuol dire “di
razza”, le razze “non esistono”. E padrone certo è parola brutta. Come si dice,
l’amico del cane, il compagno del cane.
Ma ora che il cane beve alla cannella come noi ci possiamo dire
fratelli? Già ci siamo con la cacca, anche se sarà difficile per l’uomo, ma
anche per la donna, farla per strada.
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