Dylan
si difende dai sarcasmi sul Nobel alle canzonette. Si diceva che non avesse
gradito il premio, invece si difendeva dalle ferite che sapeva gli sarebero
arrivate – gli sono arrivate: il Nobel lo ha soltanto gratificato. Nella
lezione ritorna sul tema dell’accettazione, sei emsi fa a Stoccolma, che è il
sottinteso dello “scandalo”: sono le canzoni letteratura?
“Mai
una volta”, Dylan concludeva l’accettazione, nella lunga vita di cantautore,
“mi sono chiesto: sono queste canzoni letteratura?” Ma, aveva precisato ampiamente prima, alla
maniera di Shakespeare. Che era un uomo di teatro, aveva mille cosa da fare,
tra attori, impresari, scene e scenografi, spettatori, per chiedersi se stava
facendo letteratura: “Le sue parole erano scritte per il palcoscenico. Da dire
e non da leggere. Scommetterei che l’ultima cosa nella testa di Shakespeare era
la domanda «è letteratura?»”.
A
dicembre Dylan si difendeva con uno sberleffo: “Il pensiero che stava scrivendo
letteratura non può essergli mai entrato in testa”, non a uno Shakespeare, era
l’esordio. Nella lezione cita meno Shakespeare e irride meno i letterati. Traccia il suo aproccio, giovanisismo, alla
musica folk. La musica folk. Le letture formative. Di tre delle quali, “Moby
Dick”, “l’“Odiissea” e “All’Ovest niente di nuovo”, espone lunghe riletture,
per significare che la creatività, anche letteraria, viene fuori del canone.
Le
canzoni sono letteratura improbabile, concede. Ma, sottintende, come tutta la
buona letteratura. Melville cosa voleva dire, chiede, mettendo assieme quel
guazzabuglio di persone, storie, nomi, luoghi, citazioni, mondi diversi,
alieni, ostili? “Che significa tutto questo? Io e tanti altri cantautori siampo
stati influenzati dagli stessissimi temi. Che possono significare tante cose
diverse. Se una canzone ti emoziona, questo è importante… Quando Melville mise
il suo vecchio testamento, i riferimenti biblici, le teorie scientifiche, le
dottrine protestanti, e tutte quelle conoscenze di mari e velieri e balene in
una storia, non credo che neanche lui si sia preoccupato – che cosa significa”.
E
ritorna alla fine al suo discorso di accettazione di dicembre, tenuto
dall’ambasciatrice americana a Stoccolma: “Le canzoni sono letteratura
improbabile”. Ma al modo dei drammi di Shakespeare: “Le parole nei drammi di
Shakespeare sono da recitare sulla scena. Come le liriche delle canzoni sono da
cantare, non da leggere sulla pagina”.
Bob Dylan, 2016 Nobel
Lecture in Literature
https://www.nobelprize.org/nobel_prizes/literature/laureates/2016/dylan-lecture.html
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