lunedì 19 giugno 2017

E la nave va, stanca, arenata a Milano

Alla fine il sottinteso del titolo si legge come un rimpianto: era meglio quando le mani forti c’erano. Comprensibile. Forse anche auspicabile, visto il resto. I poteri forti si sono squagliati, proprio mentre “ne avremmo bisogno”. Perché al loro posto cosa abbiamo? De Bortoli non ci trova altro che “raider”, “pifferai e incantatori”, “rottamatori e populisti”.
Seppure col sorriso, de Bortoli tesse un memoir malinconico. Gustoso, da leggere, pieno di humour, ma senza una sola figura, un gesto, un aneddoto corroborativo. A parte il cardinale Martini, che però fa mondo a sé, ininfluente nella stessa Milano che ha amministrato. E Giovanni Bazoli, di cui però la storia è tutta da riscrivere. Ma, come dire, l’ex direttore del “Corriere della sera” e del “Sole 24 Ore” è parte in causa, e proprio per il suo maggiore titolo di merito professionale: è lui che ha dettato l’agenda, agli altri giornali, e anche alla politica, nel Millennio.
È il paradosso della milanesità, di cui de Bortoli si può dire l’incarnazione: rappresentare il meglio e perseguire il peggio. Anche senza cattive intenzioni, perché no – Ferruccio è uno angelico. Si può fare campagna anti-Berlusconi, anche contro Prodi, poi contro la casta, e poi anti-Renzi e anti-riforme, ma nell’ottica del tanto peggio tanto meglio? Grillo è più sensato dell’anticasta e dell’antiriforme. Dice: la riforma non era perfetta… Cioè, scherziamo.
Senza considerare che tutti i benefici della casta, vitalizi compresi, sono poca cosa a confronto dello sperpero e le ruberie dell’Expo. Di cui il “Corriere della sera” ha fatto invece un trionfo, contando i biglietti gratis delle migliaia di scolaresche lombarde mobilitate. Ma quella è la vecchia abitudine lombarda che Malaparte irrideva, di buttare la spazzatura al piano di sotto.

Lo stesso col giornalismo: il lettore, sovrastato dalla formula “Corriere della sera”, dieci pagine al giorno di fuffa mediatica sulle colpe e le miserie della politica, si è allontanato dai giornali oltre che dalla politica. Imprecando al populismo, che invece può sorgere sì dal nulla, Grillo lo faceva da comico, ma non cresce se non è annaffiato e concimato. Col risultato di far licenziare lo stesso de Bortoli per scarso rendimento.  Mentre la nave ancora va, dal mezzo secolo che ci separa da Fellini, ma stanca, arenata sotto la Madunina. 
Lo stesso col giornalismo: il lettore, sovrastato dalla formula “Corriere delal sera”, dieci pagine al giorno di fuffa mediatica sulle colpe e le miserie della politica, si è allontanato dai giornali oltre che dalla politica. Imprecando al populismo, che invece può sorgere sì dal nulla, Grillo lo faceva da comico, ma non cresce se non è annaffiato e concimato. Col risultato di far licenziare lo stesso de Bortoli per scarso rendimento.  Mentre la nave ancora va, dal mezzo secolo che ci separa da Fellini, ma stanca, arenata sotto la Madunina.
Ferruccio de Bortoli, Poteri forti (o quasi), La Nave di Teseo, pp. 319 € 19 

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