Un catalogo illustratissimo, quasi il, catalogo di una mostra, delle
armi di cui Hemingway era appassionato. Che deteneva nelle sue case, o
aveva utilizzato, in Africa in safari, e altrove. Coi riferimenti per ognuna di
esse, quando ci sono stati, nei racconti, nelle interviste e nelle lettere.
Un
catalogo impressionmate di armi di ogni tipo. Una raccolta da feticista. Un
libro scorrettissimo, ora che la caccia grossa è in abominio. Ma i curatori possono ancora presentare l’arsenale come quello di un “cacciatore conservazionista” – uno dei tanti: i cacciatori si vogliono ecologisti.
Non è un paradosso, probabilmente. La passione per le
armi e la caccia ha relegato Hemingway al basso dalla classifica della
popolarità, e anzi fuori. E perfino la lettura dei suoi pur ottmi racconti ne
viene inficiata. Ma non c’è altro scrittore americano del Novecento così vicino alla natura - alle Alpi e al Tagliamento, alla savana, al mare, ai fiumi, ai boschi: quella di Steinbeck è artefatta (mitica, mistica), quella rurale (Faulkner, O’Connor, McCullers) non ha occhi per il territorio, la condizione urbana è tutto.
Silvio
Calabi, Steve Helsley, Roger Sanger, Heminghway’s
Guns, Down East Boojs, pp. 181, ill., € 38
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