Il
Medio Evo che Amedeo Feniello propone di abolire come periodo storico, per
l’autorità (anche) di Huizinga, risplende invece, seppure al tramonto, in
questo storico vittima di Hitler. Autore di studi vivi ancora dopo un secolo:
“Homo ludens”, “Erasmo”, “Il problema del Rinascimento”, “La crisi dela
civiltà” - “L’autunno” è del 1919, contemporaneo al trauma della Grande Guerra.
Il
Tre-Quattrocento può avere il senso di fine di una civiltà. Essere ossessionato
dala morte. È però anche un’epoca di grande civiltà, estetica e morale. Con le
più alte forme di pietà, e la più bassa frequenza storica di atti di crudeltà,
sopruso, dissolutezza. Di millenarie invenzioni, linguistiche e artistiche. Di
una religiosità vicina all’ascesi, depurata delle forme profane e pagane.
Una delle migliori letture di storia che ancora si possano fare. Ma
perché, si può aggiungere, chiudere il Medio Evo nel senso di morte, malgrado
la peste, e gli esordi delle guerre dinastiche? È la religiosità libera e
creativa di questo Medio Evo che induce al Rinascimento.
Johan
Huizinga, L’autunno del Medioevo,
Bur, pp. 598 €11
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