astolfo
Germania – Rieccola, con Merkel, praticamente immutata – c’è
anche la birreria. Non da ora, dalla riunificazione: la Germania è un’altra. O
meglio è quella che era diventata dopo l’unità, un secolo e mezzo fa: lo stesso
pattern ha seguito e segue dopo la
riunificazione. Tre anni fa G. Leuzzi lo poteva antivedere, “Gentile Germania”,
pp. 133-134, senza speciali poteri profetici:
“La Germania non è più
quella dopo la riunificazione, l’Ue non è più quella. La sconfitta è remota, la
Colpa rituale, il paese riunito, seppure monco, il comunismo coi carri armati
svanito. Angela Merkel sa di essere la cancelliera di una ritrovata Germania.
Dice no a Washington senza patemi, va a Mosca e Pechino quando vuole, e a
Parigi se non può evitarlo. La bilancia francotedesca squilibrata, il peso specifico
della cancelliera gulliverizza i Sarkozy, gli Hollande.
“L’unificazione
ha mutato i fondamentali. Gli Ossi, i tedeschi dell’Est, sono entrati nella
federazione esenti dalla Colpa, avendo mutuato la comoda certezza che il
nazismo era il fatto del capitalismo - si concedono pure il razzismo. Il Lastenausgleich, il principio
costituzionale che “la proprietà ha obblighi”, è accantonato: si contesta ogni
redistribuzione del reddito, non solo quelle ai paesi europei in crisi.
L’“economia sociale di mercato”, costituzione materiale di Bonn, è in
desuetudine. Su iniziativa socialista, d’intesa con i sindacati, il lavoro è
libero, la protezione ridotta. È troppo dire che la psicologia è mutata, ma la
politica sì. “
Nella Ue lo spirito
della concorrenza è ora lo “spirito tedesco”. In termini di superiorità, non di
gara alla pari. Che ora si dice leadership
ma la Germania chiama egemonia, nei termini della vecchia Dottrina dello Stato:
una federazione ha bisogno di uno stato guida. In Germania il dibattito è al
solito ultimativo e angosciante: l’egemonia è necessaria in uno Stato federale
quale l’Europa si vuole. Rivediamone i termini col saggio paradossale di Christof Schönberger, Egemone
controvoglia, su Merkur di ottobre 2012, leggibile
online. Paradossale perché Schönberger insegna Fondazioni Culturali
dell’Integrazione, materia quasi apostolica, e Merkur, edita dalla
rinomata casa Klett-Cotta, si sottotitola Rivista
tedesca per il pensiero europeo.
“L’egemonia non è “lo slogan trito di un discorso
antimperialista alla Gramsci”, ma “piuttosto una nozione costituzionale passabilmente
precisa per un fenomeno che non raramente s’impone negli stati federativi, confederati”.
La nozione costituzionale è di Triepel, autore di un’opera famosa, Die Hegemonie. Ein Buch von führenden
Staaten, nel ferale ‘38: l’“egemonia naturale”. La guida per gli Stati
leader non era intesa per Hitler, ma lo stesso vi si delineava e apprezzava il
caso della Germania dalla Prussia.
Che i più considerano all’origine del perverso “secolo tedesco” – ma è un
secolo e mezzo, partendo da Sedan. Triepel argomenta una funzione naturale di
guida per lo Stato più forte della federazione. Naturale, cioè imposta dai
fatti.
“Ciò non è avvenuto nello Stato federale più
longevo e meglio funzionante, gli Usa. Ma Triepel ignora gli Usa, Schönberger
pure. Anche il “caso tedesco” è ignorato:
la Germania Federale, che ha una storia di quasi settanta anni, quasi più lunga
del Reich prussiano, ha affrontato passi erti, come la riunificazione e l’euro,
senza il bisogno d’im-ùporre un’egemonia o sottostarle. Neanche al suo interno:
Amburgo odia la Baviera, il profondo Sud, cattolico per di più, che è lo Stato
più innovativo e ricco della Germania e dell’Europa, ma è tutto, non si va
oltre il leghismo, non ci sono precettori in questa Germania: di che si parla
dunque?
““L’egemonia tedesca in Europa non è tema comodo”,
Schönberger si cautela. Gli stessi tedeschi “non mettono a fuoco volentieri il
problema”. Ma s’impone: le “significative differenze nelle grandezze relative”
dei membri Ue impongono “una ripartizione dei compiti tra Repubblica fe-derale
e Francia quale nella Germania di Bismarck fu il caso della Prussia con la
Baviera”. Su questa in equivocabile tela di fondo: “L’egemonia tedesca
all’interno dell’Ue non è da scambiare col dominio tedesco sull’Europa. Per un
vero e proprio dominio la Repubblica Federale è ancora troppo debole”. Per la
vecchia solfa “che la Germania è più forte di ciascuno dei suoi vicini, ma non
abbastanza da dominarli insieme”. C’è solo da aspettare? E i trattati?”
Immigrazione – Si presenta disordinata e avventurosa, di masse
allo sbando, governate al più da trasportatori cinici. Ma segue, stranamente, i
cicli economici. In Italia ha avuto un forte calo, di almeno 300 mila unità,
nel 2012, in parallelo con la crisi del debito. L’unica parentesi negativa nel
Millennio. Lo stesso negli Stati Uniti, dove l’immigrazione ha avuto una
fortissima crescita nel Millennio, negli anni del boom seguito alle presidenze
Clinton. Con un quasi blocco nel 2007-2008, per il crac finanziario. E una ripresa
dal 2009, con Obama e il ritorno alla crescita.
Islam – La sola religione che riempie i luoghi di culto. Di veri credenti,
appassionati, fedeli. Gli altri sono vuoti, chiese e sinagoghe. Meno nei giorni
di festa, ma sempre vuoti a fronte dello straripante numero di praticanti islamici.
Anche in condizioni difficili, inginocchiati su un marciapiedi, in uno stretto
garage, in un magazzino abbandonato, anche per strada. Col culto della preghiera
sempre, tutte le volte al giorno comandate. Da parte dei credenti beghini ma anche
da parte dei tiepidi e rituali.
Per un esercizio della pietà
che è semplice e diretto. Per l’attenzione costante, della comunità e della
(relativa) gerarchia all’obolo, alle masse. Dal khomeinismo in poi. Non
democratico, e anzi per più aspetti gerarchico e indifferente ai diritti, sia
pure negativi, di libertà. In Africa gerarchico anche nell’assetto sociale –
specie nel Nord della Nigeria, tra emiri e khan. E nella penisola arabica.
Fino al 1990, prima
dell’integralismo, l’islam arabo, sunnita, aveva soprattutto il bisogno di
ammodernare, in Nord Africa e in Medio Oriente.. Lo stesso farà lo sciismo
khomeinista. Ammodernare le leggi, gli interdetti, le feste, i digiuni, il
diritto di famiglia. Ma il khomeinismo avrà l’effetto di acuire l’integralismo
sunnita. Contribuendo così a interrompere l’aggiornamento. Nel mondo arabo, e
nei grandi paesi mussulmani dell’Asia profonda, Afghanistan, Pakistan,
Bangladesh, Malesia, Indonesia.
Italia – È un’altra con gli immigrati, che ora sono il 10 per cento della
popolazione, e nella Padania il 13-14 per cento? Non ancora, ma in una
generazione sì. La popolazione immigrata è passata da praticamente zero al 10
per cento in poco più di una generazione, da trent’anni e qualcosa. E si deve
agli immigrati se il tasso di natalità è ancora attivo in Italia, se i nati
superano i morti – in Germania, per esempio, che pure ha una popolazione
immigrata della stessa consistenza in percentuale, il tasso di natalità resta
negativo, è per questo che il governo tedesco incrementa gli arrivi.
Non c’erano immigrati al censimento
del 1971. Ne furono censiti 211 mila nel 1981, e poco meno del doppio, 356
mila, dieci anni dopo. Ma c’era già una forte presenza di immigrati variamente
clandestini: nel 1991, a ridosso del censimento, gli immigrati venivano stimati
in un milione, tre volte la cifra ufficiale.
Nel 2001 se ne censivano un milione
trecentomila. Poco meno della cifra stimata, un milione e mezzo, comprendendo
gli irregolari. A fine 2016 gli immigrati con regolare permesso di soggiorno
erano cinque milioni – con gli irregolari tra i 5,5 e i 6 milioni.
Il balzo c’è stato nel primo decennio,
da 1,5 a 4,5 milioni. Per la liberalizzazione Ue – la quota di immigrati
maggiore è dalla Romania,1,2 milioni. E
per la domanda di manodopera nell’edilizia, nei servizi non qualificati,
nei lavori domestici, nonché nel piccolo commercio, che molti immigrati
tendono a rilevare – specie gli
asiatici: cinesi, indiani, bengali. C’è stato un saldo negativo forte, di circa
300 mila unità, nel 2012, dopo la crisi del debito. E una consistente ripresa,
con quasi un milione di nuovi immigrati dal 2013 al 2016..
Putin – Il suo avvento è stato deciso per porre fine all’anarchia dello
sciogliete le righe, l’epoca eltsiniana dell’appropriazione del demanio e del
patrimonio pubblico. Dlle mafie e dei boiardi che si appropriavano liberamente di
tutto, compresi gli arsenali nucleari. Facendosi fuori senza ritegno. La Russia
è tornata con Putin affidabile: una vera potenza nucleare, controllata, governata.
E la cosa fu riconosciuta internazionalmente. La Russia tornò rispettabile al punto
da essere ammessa al G 7, allargato a 8. Fino al vertice di Pratica d Mare e oltre
– prima di Obama. A Pratica di Mare si prospettò perfino una Russia europea,
parte del concerto europeo.
Poi è venuto l’indirizzo
opposto, di maledire questa Russia, sui diritti civili, in Cecenia (diritti
civili in Cecenia…) e in Russia. E di cacciare i russi dall’Ucraina, la metà
della popolazione e del territorio. La Russia potenza nucleare controllata e
responsabile è un nemico, mentre la Russia delle mafie che si vendevano le atomiche
era meglio.
Si sottovaluta il fatto
armamenti oggi rispetto ad altri aspetti: si parla ogni giorno, nota Chomsky,
delle emissioni nocive più di quanto si parli degli arsenali nucleari in un
anno.
astolfo@antiit.eu
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