È
il 1938, Junger non ha più dubbi: il Terzo reich sta correndo verso la guerra,
contro tutti. Una distopia che ha senso unicamente se si legge “a chiave”, e
del resto i riferimenti sono trasparenti. Una Grande Marina, terra pacifica e
civile, viene attaccata da un’orda barbara,
capeggiata da un Forestaro, sconfitta malgrado la resistenza di tante
anime nobili, e sottoposta a ogni sorta di arbitrio, con la sola via d’uscita
della fuga e l’esilio. Non c’è subbio che la Grande Marina è l’Inghilterra, e
il Forestaro il Führer.
Il
Forestaro è perfino di “spaventevole giovialità”, e di Hiter era nota la
convivialità: serate al caminetto e pranzi in serie alla Cancelleria (il
ristorante “All’Allegro Cancelliere” nelle memorie di Speer). È conformato
fisicamente in modo diverso, ma bisognava pur passare la censura – la
pubblicazione del racconto, osteggiata da Goebbels, si fece per il benestare di
Hitler.
La
Germania, che ha avuto il movimento di Resistenza più ampio e non l’ha mai
celebrato, nemmeno per finta, ne aveva invece il romanzo, in anteprima.
Ernst
Jünger, Sulle scogliere di marmo,
Guanda, pp.XIX-115 € 7
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