Venti tra articoli e saggi, scritti e pubblicati
tra il 1936 e il 1949 – Orwell ebbe vita breve, è morto di 46 anni, all’inizio
del 1950.
Un
ex poliziotto, in fondo, della coloniale, Eric Blair detto George Orwell. Ma un
anarchico, e un combattente. Contro il conformismo. Schierato, non ha mancvato una buona causa, ma non intruppato,
e anzi refrattario. Al punto da diventare l’accusatore principe del sovietismo,
che pure era stato tanta parte dello schieramento repubblicano nella guerra di
Spagna, di cui Orwell era volontario.
L’attacco
al sovietismo, prima, durante e dopo la guerra, non gli fu mai perdonato in Europa,
e tuttora lo tiene in soggezione. Ricorrente è il tentativo di infangarne la
memoria – da ultimo come spia anticomunista… Ma come romanziere politico,
pamflettista se si vuole, o scienziato politico in forma di narratore, è
inarrivabile: dopo il sovietismo ha dipinto (combattuto) il pensiero unico, del
Grande Fratello al controllo, solo in anticipo di un quinquennio – il suo romanzo
avvenirista intitolò “1984” – un’inversione da 1948, quando comnciò a scriverlo.
Nella riedizione di questa raccolta, Silvio Perella ha l’aneddoto di Gustavo
Herling stupito, come tutti i polacchi, che “1984” fosse così preciso: “«Ma
questa è la mia vita», dicevano, «come fa a conoscerla così bene? Come può un
inglese sapere queste cose? Sarà forse un russo?»”. Nel 1945 già scriveva di “guerra
fredda” e di un futuro sotto la minaccia nucleare.
Scrittore
prolifico (la raccolta è un quinto circa dei suoi saggi e articoli) ma sobrio,
Orwell è un narratore in forma saggistica, di cose che osserva. Nella scelta si
ritrovano sopratttto i suoi saggi letterari: “La politica e la lingua inglese”,
“Politica contro letteratura” e “In difesa del romanzo” tra gli altri. Ma anche
la critica del nazionalismo e un “Verso l’unità europea”.
Non
alieno dalle polemiche politiche, toccò il punto più acuto di anticonformismo,
prima del dopoguerra, prima cioè della “Fattoria degli animale” e di “1984”,
nel saggio scelto per il titolo. Opera del 1940, è sotto forma di
recensione-presentazione di uno scrittore disimpegnato come Henry Miller una
polemica contro il “delitto necessario” e il “patriottismo degli apolidi”, la
patria esendo un fatto reale. E più in generale contro gli “utili idioti”, o
gli intellettuali schierati con il totalitarismo per la difesa della democrazia.
Una incompatibilità tuttora contestata, allora pretesto a vicaci polemiche –
anche se il sovertismo era ancora schierato con Hitler.
George
Orwell, Nel ventre della balena,
Bompiani, pp. XVII-346 € 10
Nessun commento:
Posta un commento