“Lieve”
è la Persefone-Proserpina di tanta arte – Simplicitas
in Ovidio: la kore, fanciulla,
l’immagine della levitas o legerezza.
Un mito durevole che è un fatto. In un’accezione duplice: dell’innocenza tradita,
e del risveglio di primavera - “la dea che prorompe sulla scena della natura agitandola
e rivitalizzandola” (Deidier).
Il
mito è forse più complesso. Come kore
Persefone è celebrata tuttora in Calabria, nell’area grecanica di Bova, nella
Settimana Santa. Secondo Diodoro Persefone è anche madre di Zagreo, generato in
lei segretamente da Zeus. E quindi di Dioniso, nel quale il cuore di Zagreo, quan
do fu fatto a pezzi dai Titani, rivisse.
“Proserpina
lieve” Roberto Deidier trae da Alda Merini. Ma il mito è antico, quanto l’Occidente
o la sua letteratura, da Omero e gli “Inni orfici” in poi. Deidier ne traccia
l’insorgenza in epoca moderna, dal
Filarete a Kokoschka, e da Dante fino a D’Annunzio – e a Rosso di San Secondo,
Sem Benelli, Montale (traduttore in versione ritmica del melodramma “Proserpina
e lo straniero” di Omar Del Carlo, musicato da Juan José Castro).
Prendendo
l’abbrivio probabilmente da Ghiannis Ritsos (“Persefone accetta il Fato che la
vuole aperta sulla «quarta dimensione», oltre i confini della propria
corporalità, come una fetirita inferta alal apafrenze dela vita, alla volgarità
del presente”), Deidier ripercorre il mito con una esauriente introduzione, e
le traduzioni da Omero (“Inno a Demetra”), Ovidio, Claudiano, Marino, Goethe,
Swinburne, Tennyson, e lo stesso Ritsos.
Roberto
Deidier (a cura di), Persefone.
Vaziazioni sul mito, Marsilio, pp. 188 € 8,50
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