L’attacco
di Arabia Saudita, Emirati (Abi Dhabi, Dubai tra gli altri), Egitto, Bahrein,
Libia contro il Qatar è venuto senza ultimatum, ma non improvviso. È lunga e
pubblica la polemica degli Emirati e dell’Arabia Saudita, le potenze
confinanti, contro il Qatar (e contro la Turchia), per il sostegno pubblico alla
Fratellanza Mussulmana, e ad Hamas, e per il finanziaento e la fornitura di
armi a gruppi di Al Qaeda in Siria e in Libia, agli Hezbollah libanesi e al
talebani in Afghanistan, da ultimo sotto forma di grossi riscatti per il
rilascio di ostaggi. Il Qatar, inoltre, tiene aperto il dialogo con l’Iran di
là dal Golfo, col quale condivide alcuni giacimenti di gas. E anche questo non
piace negli Emirati e in Arabia Saudita, che sono da serpe schierati contro il
khomeinismo . contro la carica sovversiva del khomeinismo.
L’Iran
però è un falso scopo. Il nodo della controversia è il sostegno all’islam
militante. Tra chi tenta di cavalcarlo, il Qatar, e chi invece lo combatte. Entrambe
le scelte hanno lo stesso scopo: disinnescare il militantismo all’interno. Che
nella penisola arabica sarebbe letale, essendo i regimi locali tutti
patrimoniali, senza base politica se non tribale. I due orientamenti non sono
antitetici: l’Arabia Saudita ha sostenuto a lungo il militantismo islamico,
solo da tre anni ha cambiato orientamento.
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