Abbreviazioni – Twitter
dà a tutti patente di epigrammaticità, dire in un lampo. È un evidenziatore. La
vecchia funzione dell’abbreviazione era invece di guadagnare tempo e risparmiare
materiali. Specie nell’epoca classica, quando l’abbreviazione era una
professione. Allora testimoniava la certezza, oggi l’incertezza – l’immediatezza,
la volatilità, la superficialità.
Camilleri
–
Approda da Sellerio, e al successo, tardi, quasi settantenne, dopo la morte di
Sciascia, nume tutelare della casa editrice palermitana. Sciascia muore nel 1989,
“La stagione della caccia,” con cui Camilleri comincia a pubblicare con Elvira
Sellerio, è del 1992. Senza successo immediato peraltro, molti, soprattutto in
Sicilia, soprattutto nell’agrigentino, contestavano il suo personale dialetto.
Altri due futuri successi Sellerio Carmileri aveva
pubblicato nel 1878 con Lali, a conto d’autore (“Il corso delle cose”), e due
anni dopo da Garzanti, pronubo Bertolucci (“Un filo di fumo”).
Con
Sellerio, vivente Sciascia, aveva potuto pubblicare, un altro futuro successo,
“La strage dimenticata”. Ma confinato in una collana marginale, locale, “Quaderni
della biblioteca siciliana di storia e letteratura”.
Ignota
totalmente la corrispondenza di Sciascia, non se ne conosce il parere che aveva
o dava di Camilleri. Nella raccolta dei suoi risvolti o note editoriali Sellerio,
“La felicità di fare libri”, non ce n’è traccia. Né nei quattro corposi volumi
antologici “Delle cose di Sicilia”.
Femminismo
- Il
filosofo Victor Cousin, grande importatore nel primo Ottocento della filosofia
tedesca in Francia, si era dilettato di numerose biografie-agiografie di donne
del Settecento.
Hemingway – Diciottenne traumatizzato dalla guerra (i brandelli di carne umana della polveriera scoppiata a Milano, la disfatta di Caporetto, con le esecuzioni sommarie a vista dei Carabinieri dei soldati dispersi) ha finito per collezionare, e probabilmente utilizzare, un arsenale incredibilmente vasto di armi, di ogni tipo. Per lo più, anzi, non da caccia. Il libro “Hemingway’s Guns” ne riproduce un centinaio. L’elenco comprende:
Browning automatico 5s,
pistole semiautomatiche Colt Woodman,
fucili da caccia the Winchester 21
fucili da caccia tedeschi di precisione Merkel over and
under
il sovrapposto Beretta S3, calibrom12
vecchie carabine austro-ungariche Mannlicher- Schoenauer
le cartuccione da caccia grossa .577 Nitro Expres – con cui
diceva di voler uccidere il senatore Joe McCarthy, quello della, caccia alle
streghe
Mauser di grande calibro
il mitra Thomson con cui pretendeva di sparare ai pescicani
un fucile a pompa Model 12.
La carabina sportiva Griffin and Howe Springfield 30’06.
Internet – È totalitario, una forma
di socialismo sovietico? È un pezzo di bravura di
Jonathan Franzen, “Purity”, ma non senza pezze d’appoggio. È anche un realtà, perché no, che il Garante della
Privacy Soro oggi così sintetizza: “I monopolisti della Rete possono
condizionare l’umanità intera”.
Uno dei personaggi del
romanzo, un dissidente della Germania Est che ha creato un wikileaks in Bolivia,
protetto da Evo Morales, si arrende su queste basi. Internet è il socialismo di
Pankow. “La risposta a ogni problema grande o piccolo era socialismo”, nell’esame
di coscienza che il personaggio si fa: “Se sostituisci reti a socialismo, hai Internet”. Non una rivoluzione: “Il segno di
una legittima rivoluzione – quella scientifica, per esempio – era che non
doveva vantarsi della sua rivoluzionarietà ma semplicemente accadere. Solo i
deboli e i paurosi, gli illegittimi, dovevano vantarsi”. I modi dei “funzionari”
di Internet gli richiamano quelli dei burocrati dell’Est: “Il Nuovo Regime aveva
perfino riciclato le parole chiave della vecchia Repubblica, collettivo, collaborativo. Assiomatico a entrambi era che una nuova specie di umanità
stava emergendo… Come i vecchi politburo, i nuovi politburo si presentavano come
il nemico della élite e l’amico delle masse, impegnato a dare ai consumatori quello che volevano”. Comune è anche la paura:
in Internet “la paura dell’impopolarità e della non tempestività, la paura di
non esserci, la paura di essere bruciati o dimenticati”. Siamo tutti degli
Snowden, a conoscenza di segreti e pratiche inconfessabili, ma con la paura: “Molto
più terrificati dal Nuovo Regime che dal vecchio” socialismo.
Mamma – Sta diventando americana? Capita di vedere il film “Mothers and Daughters” mentre si legge “Purity” di
Jonathan Franzen, che sono tutti sulla mamma: la mamma sola, la mamma ansiosa,
la mamma cattiva, la mamma sfortunata, quella putativa, quella vera pentita.
Sui figli in rapporto alla mamma.
Il film è una compilazione-omaggio
per l’8 marzo. Storielle brevi, che tutte si concludono con l’abbfraccio. Ma
già farne un tema di film a grande distribuzione è un segno. Franzen scrive
seicento pagine su vere storie di mammismo, terrificanti.
Pavese – Del suicidio Longanesi
annotava: “Si è affidato a Dio. Perché chi si uccide si affida a Dio”. Avendone
colto, in tempi i cui i compagni di strada venivano arruolati muti, la personalità
distinta, irriducibile: “Le cose, qui, non sono andare bene, il Paradiso,
Togliatti qui non glielo ha dato, non gli ha dato nemmeno la forza dell’odio”.
Scontro di civiltà – Si recano ridendo
oggi su “la Repubblica” gli imam mussulmani alla commemorazione delle vittime
del London Bridge. Una foto che è un saggio politico. Lo scontro di civiltà c’è
anche se non c’è una guerra: perché quella è un’altra civiltà, che si vuole
impermeabile. Anche se immigrata, nel bisogno. Anche quando non è aggressiva: è
un altro mondo.
Una civiltà, peraltro, in cui la
dissimulazione, la taqiyya, è
virtuosa.
letterautore@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento