Salterà
il governo per fare saltare Minniti? Il Ministro dell’Interno è un corpo
estraneo alla struttura ministeriale, da sempre democristiana, e tanto più dopo
la lunga gestione Alfano. Sull’ordine pubblico: prefetti e questori, fino al
capo della Polizia, il finora pacifico prefetto Ganrielli, si fanno in quattro
per forzare la repressione. E sulla questione immigrati. Questa soprattutto.
Il
ministro ex Pci, benché di Veltroni, che vuole negoziare accordi con i paesi di
origine, del sub Sahara, e accordi anche militari con i paesi di traffico, Libia e Tunisia, è seguito a
malincuore dalla tecnostruttura.
Il
ministero non vede l’immigrazione disordinata di massa come una questione da
ridurre e risolvere all’origine, ma come un business
da gestire. Per il potere che deriva dall’assegnazione a questa o quella onlus
o associazione di un congruo numero di immigrati con la relativa diaria. Nonché
ai Comuni, tutti amministrati dagli amici degli amici, che ospitano i centri di
accoglienza (edilizia, posti, forniture). Indifferente anche per questo alla
mancata ricollocazione degli immigrati nei paesi europei sulla base degli
accordi di due anni fa, che Minniti vorrebbe invece far rispettare.
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