Sotto
forma di romanzo, la pubblicazione dei crimini di guerra italiani in Africa
nella creazione dell’impero, tra il 1935 e il 1937. A opera non di tre topi
d’archivio ma di due avvocati, Dodaro e Panella, e un lobbysta.
Nulla
di nuovo per la verità. “La conquista dell’impero” è titolo di una diecina
d’anni fa di Andrea Molinari. Il “mal d’Africa”, ancora vivo in molti negli anni
1950-60, era il sesso facile in colonia – ci indulgeva al suo tempo, tenente
del XX Battaglion Eritrea, anche Montanelli. Le bombe incendiarie, un piccolo
scoppio e un’immensa fiammata, furono descrite all’epoca anche dal figlio
aviatore di Mussolini, Bruno, nelle memoriedi guerra – “sembrano formiche
inmpazzite”, diceva degli abissini che cercavano scampo, e non era uno cattivo.
L’uso dei gas era già documentato all’Onu, che ebbe a lungo molti italiani
iscritti dopo il 1945 tra i criminali di guerra. L’“italiani brava gente” è da
tempo in disuso: la formula era stata denunciata negli anni 1960 da Davide
Maria Turoldo, il prete poeta servita, e Angelo Del Boca l’ha spietata nei
dettagli, in Libia e in Africa Orientale, dalla decade seguente.
Una
storia nota. Che però non è mai stata fatta – documentata, registrata. La
conquista dell’impero fu una cosa da Norimberga, con l’uso senza scrupoli di
armi probite, razzie, rappresaglie, stupri.
Badoglio, che nel dopoguera fu iscritto
all’Onu tra i criminali di guerra – ma non processato.- usò largamente i gas,
specie l’iprite. Mjussolini ne aveva autorizzato espressamente l’uso. Dal Sud,
partendo dalla Somalia, gli faceva concorrenza l’altro maresciallo d’Italia,
Graziani. Reduce dala Libia, dove avev inventato il quadrilage e le deportazioni di msaa, e i libici recalcitranti buttava vivi dall’aeroplano - il maresciallo le
ha inventate tutte: le rappresaglie con decimazioni e ostaggi, i campi di
concentramento, la deportazione delle popolazioni, la colpa dei vinti, moderno Sippenhaft, e i defolianti. In Etiopia,
dopo un attentato, ci pensò su una diecina di giorni e il 19 giugno ‘37 fece
accoppare tutti i monaci del convento di Debré Libanos, 297, più 129 diaconi e
23 laici, 449 in totale. L’eccidio lo curò un generale Maletti. Anche Graziani usò
liberamente i gas – iscritto e non processato all’Onu tra i criminali di guerra.
.
In
mancanza della storia, Cosentino, Dodaro e Panella rimediano con una romanzo.
Qualche documento lo hanno trovato nell’ex museo dell’Africa Italiana. Ma
meglio hanno fatto sapendo narrare i “fantasmi”.
Marco
Cosentino, Domenico Dodaro, Luigi
Panella, I fantasmi dell’impero,
Sellerio, pp. 52 € 15
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