È un vero
decalogo di scrittura. Compresi, alla fine, “il giallo perfetto” e “il perfetto
lettore di gialli”. Elaborato su un ciclo proprio di lezioni, tenuto a Radio
Popolare. Ma come invito alla lettura, prima che alla scrittura. “In letteratura”, scusandosi, “è come in teologia:
valgono le sole domande. O meglio: è l'intelligenza delle domande che costringe
a elaborare risposte alla loro altezza”.
Tuzzi è scrittore,
anche di gialli, ma è gran lettore, e vuole riscoprire insieme coi lettori il piacere
della lettura. Ripercorrendo incipit, expedit, modalità, tecniche, per qualche
aspetto memorabili. Frammenti anche noti ma riscoperti, come di uno che, perduto
nel bush
informe del Millennio, si fosse ridotto a cercare le coordinate. Ricostruisce
un percorso pieno di sorprese, della (buona) letteratura. Che giustifica – in quanto lettura e in quanto
creazione - come sant’Agostino, per tornare alla teologia, precisava del tempo:
“Se nessuno mi chiede cos’è, lo so: se devo spiegarlo a chi lo chiede, non lo
so più”. Un chierico vagante, ma non un cattivo maestro.
Giallo
o altro colore di narrazione è anche indifferente, come tiene a precisare con
Michael Chabon: “Gli scritti milgliori… sono quelli che nascono fra i generi,
negli interstizi e nelle «terre di confine»”, tra un genere e l’altro.
Passeggiando tra Flaubert, Manzoni, Kafka, Gadda, Faulkner, Poe, Proust… Ma i generi non erano una comodità editoriale?
Hans
Tuzzi, Come scrivere un romanzo giallo o
di altro colore, Bollati Boringhieri, pp. 166 € 14
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