domenica 25 giugno 2017

Secondi pensieri - 310

zeulig

Città – Sono anonime? No, animate. Sono grigie? No, colorate – alcune di bianco e nero (Milano, per esempio, al confronto con Roma, che è invece colore del cielo). Sono terrificanti? La campagna lo è di più. Sono totalitarie? Meno dei paesi, c’è meno controllo sociale. Sono egualitarie? Non in senso punitivo. Annullano il tempo, questo sì.  

Estremismo- È il quetzalcoatl, il serpente che si mangia la coda. In politica come negli affetti. Autorigenerantesi: ha sempre bisogno di abbattere nuove frontiere. Come la mafia. Come gli Stati  armati. Come la pornografia. O la gola.
Gli è essenziale un senso di inaccettabilità. Deve disfare – è la sua natura, per sopravvivere – anche tutto ciò che può avere concluso o creato, per qualsiasi tipo di programma a un certo punto si sia definito.
È la soddisfazione dell’insoddisfazione. 

Fretta – È il segno dei tempi – di tempi senza tempo. È Il rovesciamento forse maggiore, più che l’irreligiosità, che comunque mantiene un fondo residuo, nello stesso culto della materia e degli oggetti, della tradizione – la fretta “che l’onestade ad ogn’atto dismaga” nel “Purgatorio” di Dante. Dal “festina lente” di Augusto, secondo Svetonio, al “non afffrettarsi non fermarsi mai” dei berlinesi ancora nel primo dopoguerra. Dell’esperienza che dev’essere consumata e non tesaurizzata.

Giornalismo – È una faccia del potere. L’opinione pubblica è una faccia del potere. Che il  giornalismo anglosassone, che si teorizza come la porta della verità, esibisce, seppure negandosi. O allora la verità è sempre del potere, compresi i contropoteri: di entità cioè che non si dichiarano, persone o gruppi di interesse. Come in Italia, dove l’informazione è sempre schierata, in politica, in affari, in diritto, seppure negandosi, e non si fa scrupolo di servire l’apparato repressivo, giudiziario compreso, nelle sue mene o beghe surrettizie. Mentre negli Usa si fa un culto perfino di servire le organizzazioni spionistiche, che pure sono all’antitesi, per statuto, della libertà e della democrazia – al meglio sono nichiliste, con wikileaks e Assange (che un’organizzazione clandestina, spionistica,  sia la paladina della verità è peraltro paradosso asseverativo).
Si vive questa verità fraudolenta allo stesso modo, gregario e complice, a sinistra come a destra, la politica vi è ininfluente. A lungo, durante la guerra fredda e dopo, la sinistra ha accusato la Cia di manipolare i valori culturali americani. La stessa che ora nobilita i servizi di sicurezza nella guerra di disinformazione contro la Russia, il presidente eletto, e la reazione in agguato. Fu di sinistra la collusione media-apparato repressivo nel Watergate. Fu di destra (Di Pietro, Davigo, Borrelli) quella di Mani Pulite.    
L’impossibilità di fare (leggere) la storia mentre si produce s’innesta in questa ipocrisia.

Memoria – È sempre piena, anche quando è mancante, e instabile – adattabile. Per insorgenze o omissioni, e di più per tonalità. A questo è portato a riflettere Ezra Pound di passaggio a Beaucaire – in “A walking Tour in Southern France”, 1912: “Forse esistiamo come le note di una corda esistono, perché una nota è sempre una nota, chiunque o qualsiasi cosa la suoni. E benché sia in un senso la stessa è differente su differenti strumenti. E forse la nostra sequenza di vite ha questo in comune con la musica, che siamo suonati in tempi diversi e diamo suoni di timbro diverso in risposta alla suonata”.

Odio – Viene registrato online come la passione più diffusa – l’odiatore, hater, è tra i neologismi più ricorrenti. Non è vero, nemmeno online. Ma è vero che si manifesta e non si nega: è esibizionista.
Una ricerca inglese, di studiosi italiani, dice anche che il paese che odia di più online è la Cina, pur pesata per il suo miliardo e tre di abitanti. È allora palesemente, essendo la Cina un paese a controllo politico e spionistico rigido, una forma di svago. Un divertimento.
Un’altra novità lo studio di Emiliano De Cristofaro e Gianluca Stringhini registra, ed è l’odio quasi istituzionale, e comunque di buon diritto: contro Trump. Che è un presidente eletto, cioè votato dalla maggioranza degli americani, ma su uno strato di odio spesso e indistruttibile, che anzi col tempo si ispessisce. L’odio, dunque, come strumento rivoluzionario e democratico – ma così lo è sempre stato.

Poesia – Il naturale della poesia è l’artificiale – e tanto più quanto più naturale. La forma espressiva più “naturale” (personale, rivelatrice, oppure descrittiva, analogica, comparativa) è artificiale. L’arte lo è, la parola lo dice. La poesia pure, poeisis è la creazione (verbale) di qualcosa che non esisteva in sé. Di più quando si vuole spontanea, vera, realista.

Tenerezza - Rispolverata nel vocabolario relazionale privilegiato da papa Bergoglio (amore, compassione, misericordia), è commentata dottamente oggi sul "Sole 24Ore" da mons. Galantino. Principalmente col dire: “La tenerezza è la forza di un amore umile” (Dostoevskij). Risalendo all’etimologia: La tenerezza e la misericordia in ebraico vengono rese con lo stesso termine rachamim, ad intendere un sentimento prettamente materno”, da non intendere però “in maniera riduttivistica”, qualcosa di debole rivolto ai più deboli. No, è la forza di se stessi, la prima forza - la radice della forza. Senza, comunque, non si vive.

zeulig@antiit.eu

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