Sulla “New York Review of
Books” Tim Parks argomenta che Trump ha privato gli Usa, rifiutando gli accordi
di Parigi sul clima, di un salvagente
prezioso più per gli stessi Usa che per gli altri.
I termini dell’argomentazione
sono giusti. Trump, che si vuole presidente e primo azionista dell’azienda
America, fa un errore escludendo il suo paese dalla leadership del business energia pulita. Però decuplica, moltiplica,
le riserve americane di fonti di energia. L’una cosa del resto non esclude l’altra,
che è un fatto di tecnologia – dominare il business
verde.
Proviamo a ragionare nell’ottica
della decisione, dell’abbandono dell’accordo di Parigi. Si apre la possibilità negli
Usa di sfruttare il carbone e le altre fonti di energia inquinanti. Soprattutto
gli scisti, da cui si ricava un non ottimo petrolio – ma buono da bruciare per
fare elettricità - e un ottimo gas, più
calorico del gas naturale. È ben un calcolo da presidente e uomo d’affari,
quale Trump si impersona - vedi l’attacco agli europei, che non pagano per la
loro difesa, e per di più attaccano il difensore col mercantilismo tedesco (l’euro
svalutato, salari da sussistenza, politiche commerciali aggressive, al limite
del dumping).
Il Nord America si voleva
qualche anno fa, quando il petrolio era salito a 100 dollari al barile, il
nuovo Medio Oriente, grazie al petrolio e al gas da scisti bituminosi (shale oil, shale gas). Ancora l’anno scorso,
ancora con Obama, gli Stati Uniti si proclamavano il paese con le maggiori
riserve mondiali di idrocarburi, più dell’Arabia Saudita. Grazie agli scisti:la
metà delle riserve “stimate” erano in unconventional
shale oil, petrolio da scisti..
Quelli degli scisti sono giacimenti
di cui non si conosce la consistenza, ma valutati enormi, sui tremila miliardi
di barili di petrolio. Di riserve quasi tutte in Nord America, tra Stati Uniti
e Canada. Le riserve provate sono un decimo, 345 miliardi
di barili. E di questi la quota maggiore è della Russia, 75 miliardi di barili.
Seguita da Usa e Pakistan con 58 milioni, e dalla Cina con 32.
In alternativa, o in aggiunta,
e ciò può spiegare la speciale sensibilità sul Venezuela, ci sono le riserve da
sabbie bituminose. Di cui il Venezuela è il più ricco: le sabbie bituminose
dell’Orinoco si stimano potenzialmente le maggiori riserve mondiali di
petrolio.
Da quindici annui l’“Oil &
Gas Journal” quota gli scisti tra le fonti di energia. Ma lo sfruttamento non è
redditizio. Non col greggio a 50 dollari: la soglia di redditività è elevatissima,
sui 75-80 dollari a barile. In Europa se ne produce, poco, in Russia, Estonia, Gran
Bretagna, Germania, Francia, ma, paradossalmente, a titolo di fonte alternativa,
a prezzo sussidiato.
Il paradosso europeo sta nel
fatto che lo sfruttamento degli scisti è inquinante. La forma peggiore di
inquinamento da fonte di energia, peggio del carbone. Sia per l’estrazione che
per il trattamento. Trump è anche il bambino che dice al re nudo che è nudo.
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